10 Lezioni che ho appreso nel mio primo 1/4 di secolo di vita

Federica Ongis
8 min readAug 1, 2020

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#1 — Vivi come se dovessi morire domani.

Ho scelto di mettere questo punto al primo posto perché se lo fai tuo fin dall’inizio, tutto il resto di sembrerà più semplice da gestire: vivi come se dovessi morire domani.

Per certi versi può sembrare un’espressione “drastica” eppure è così, è un dato di fatto: ognuno di noi, indistintamente, è destinato prima o poi a chiudere gli occhi per sempre. Non conosco nessun supereroe immortale. La morte è l’unico comun denominatore della vita umana, il mistero più grande che religioni, filosofie e perfino la scienza hanno cercato di esplorare ponendosi domande a riguardo. Al di là della complessità e del mistero della morte, quel che c’è da dire è che prima o poi arriva e non sappiamo dire quando. Puoi andare dai cartomanti, puoi stare attentissimo a tutto quello che fai, puoi vivere da super salutista… eppure non puoi predirla. Può essere oggi, può essere tra 100 anni. Nel momento stesso in cui nasci, tutta la tua vita è un rischio perché ogni cosa, anche la più assurda e banale, può spazzarti via. Addirittura, qualche tempo fa in TV c’era un assurdo programma intitolato “1000 modi per morire” — che immagino avrai anche visto — dove gli autori raccontavano le storie più impensabili del modo in cui la morte può arrivare a chiederci il conto.

Detto ciò, la nostra personale consapevolezza verso la morte è suscettibile di una duplice reazione. Sicuramente può spaventare ed è normale, ma se è vero che la paura è solo la prima di tutte le altre emozioni il trucco sta nell’evolvere verso un nuovo stato mentale che ha a che fare con l’accettazione. Per dirla semplicemente: se accetti che prima o poi arriverà il tuo momento e acquisisci questa consapevolezza profonda, vivrai che sarà una meraviglia. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo — diceva qualcuno — e vivrai intensamente, coraggiosamente, farai scelte per le quali più difficilmente ti pentirai, ti sentirai più orientato a te stesso, più empatico e autentico con gli altri. Un giorno mi hanno chiesto: “Se potessi cambiare qualcosa nella vita che fai tutti i giorni cosa cambieresti?”, fu il fatto che feci fatica a dare una risposta che mi portò a ragionare su questo punto. Divenni cosciente che, in un modo o nell’altro, pensarci mi aveva portato ad interiorizzarlo e ad orientare, di conseguenza, le mie azioni. Provare per credere.

#2 — Meglio essere bizzarri che falsi.

Chi mi conosce mi dice che sono matta. Qualcuno addirittura crede che io sia stramba. Onestamente: come dargli torto! Ma meglio essere fulminati di stranezza che essere la versione “fake” di sé stessi. La naturalezza e l’autenticità, oltre che a farci stare comodi nelle diverse situazioni in cui ci troviamo, aiuta chi ci circonda a capire chi siamo, gli rende tutto più semplice. Non ci sono muri da scalfire per vedere la tua reale identità; in altre parole: non devi far fare agli altri lo sforzo di spogliarti — ovviamente sto parlando sempre di personalità!

Se a volte ci sta essere truccati e “tirati insieme” (come si dice a Bergamo), perché il contesto lo richiede, perché la situazione lo induce (anche se preferiresti presentarti in ciabatte e shorts), ciò che devi ricordare è che: la tua personalità non è un brufolo che puoi nascondere con del correttore. Le bugie hanno vita breve, per cui, sii te stesso, la versione più matta di te stesso? Va bene anche quella.

#3 — Prima di tutto la felicità.

Il successo non ti rende felice, è la felicità che ti rende una persona di successo. Questa è la vera, profonda, intima differenza tra chi ha successo e non se lo gode e chi se la gode e ha successo. I più grandi imprenditori del nostro secolo, raccontandoci la loro biografia, lasciano trasparire proprio questa dicotomia. Alcuni di essi vivono alla grande, il loro successo e la loro notorietà è il risultato di una produttività redditizia perché costruita su ciò che amano e desiderano fare. Altri, invece, viaggiano su aerei privati, trascorrono le vacanze su yatch lussuosi, dirigono aziende multimiliardarie e poi… poi si deprimono quando va bene, si suicidano quando va peggio. Trasforma la felicità nel tuo valore di vita numero uno, indipendentemente da ciò con cui vorrai realizzarla.

#4 — La vita è un esperimento. Bisogna essere un pò scienziati.

Se le scienze comportamentali — la mia grande passione — mi hanno insegnato qualcosa è anche quando si tratta di esseri umani in carne ed ossa si resta, sempre e comunque, all’interno di un terreno di sperimentazione.

Il grande Einstein diceva che uno scienziato che conosce già il risultato della sua ricerca non può farsi chiamare tale e, allo stesso tempo, la sua ricerca non può essere considerata un esperimento valido. Non c’è determinismo nemmeno nella nostra esistenza: l’essere umano che abdica alla sperimentazione, abdica al concetto stesso di esperienza che è ciò su cui si costruisce tutta la nostra vita. Ecco perché come in matematica, in fisica, in biologia, anche quando si tratta di comportamenti, di psicologia delle persone ci troviamo in un fantastico parco avventura ricco di sorprese e nuove attrazioni!

Quando la gente mi chiede: perché lavori nelle Risorse Umane? La mia risposta è molto semplice: perché non c’è terreno migliore per scoprire il comportamento umano. Ci sono così tante persone, così diverse tra loro, con esigenze, bisogni, preoccupazioni diverse. Con obiettivi, valori, profili diversi che se la vita è un esperimento, non c’è luogo migliore per sentirsi scienzati! E in questo caso, non significa altro che provare a capire qualcosina in più del perché facciamo quello che facciamo.

Vivere la vita come se fosse un esperimento è qualcosa di più che un’idea è un mindset bello e buono! Il valore di questo approccio? Anche se hai pochi ingredienti limitati, puoi divertirti come un pazzo, mischiare e creare, provare e giocare per tirare fuori idee potenzialmente infinite.

#5 — Le persone dicono più con quel che fanno che con quel che dicono.

Non conta tanto quello che dici, ma come lo dici! Non smetterò mai e poi mai, nemmeno sotto tortura, di ripetere questa frase perché credo fortemente che sia una delle poche verità in circolazione. La nostra comunicazione è per oltre il 93% linguaggio del corpo e nel capire gli altri, nel relazionarci con loro siamo più primitivi dei nostri antenati: prima passa quello che fai, dopo viene concettualizzato quello che dici. Questo dato di fatto scientificamente provato ci insegna il valore del “leading by example”.

#6 — Sii interessato per essere interessante.

Dale Carnegie ci dice che se vuoi essere interessante, prima di tutto devi essere interessato. Sii curioso. Le persone non hanno alcun interesse nel notarti, ma se fai in modo che gli altri noteranno loro… allora diventerai anche tu molto interessante. Non è un caso che si dica che i più grandi leader non siano coloro che si pongono al centro dell’attenzione in stile “narcisista” ma proprio coloro che sanno mettere le proprie persone al centro.

#7 — Le persone non pensano a te 24h/24.

Per lo stesso principio discusso al punto precedente, un’altra cosa importante da sapere è che le persone, anche quelle a te più care, non pensano a te 24h/24, 7 giorni su 7. Tendiamo ad essere preoccupati di non piacere agli altri, tendiamo a farci mille paranoie se abbiamo un capello fuori posto pensano che saranno lì tutti a guardalo, eppure… eppure non funziona così. Dei circa 60 mila pensieri che un essere umano ha al giorno, solo lo 0.03% è dedicato a te. Perciò, preoccuparsi a volte non serve a niente.

#8 — Ognuno ha le sue priorità.

Tra di noi c’è chi vuol comprare casa, chi si sposa, chi pensa alla carriera, chi fa serata, chi pensa a lungo termine, chi vive alla giornata, chi spende, chi risparmia, chi trascorre più tempo con gli amici, chi con la famiglia… insomma, ciascuno di noi ha le sue priorità, oltre che le sue preferenze.

Questo è banale per certi versi, meno scontato è però il modo in cui le priorità dell’uno si intersecano con le priorità dell’altro quando si è in compagnia. Crescendo avrai notato che, se fin quando eri un giovane adolescente, ben o male tutti i tuoi amici avevano ambizioni allineate, quando passano gli anni, gli assi si inclinano e diventa più visibile la dicotomia. In questo senso la vita ci richiede uno sforzo ulteriore ossia quello di provare a trovare nuovi punti di connessione con chi ci circonda. Interessante.

#9 — Esperienze vs cose: 1:0.

Pensa a tutti i regali che hai ricevuto nella tua vita. Conta quanti di essi sono oggetti, cose materiali e quanti di essi esperienze. Ora, prendili, mettili sulla bilancia e chiediti: “Quale piatto pesa di più?” . Nella maggior parte dei casi il peso specifico del piatto che porta gli oggetti è maggiore ma solo se si parla di chili. Se si parla di vissuto, il peso del piatto delle esperienze è sicuramente più consistente.

Ci sono persone che preferiscono ricevere un profumo, un telefono, una nuova borsa per il compleanno, ma non è il mio caso. Sono stati, forse, proprio i non-regali materiali dei miei compleanni, feste di laurea e tutte le occasioni per le quali “ci si fa un regalo” a portarmi a credere fortemente che un’esperienza vale più di 100 shopping center!

Una borsa la indossi, un’esperienza la vivi. Un telefono lo usi, un’esperienza ti usa. Un profumo lo metti, un’esperienza ti definisce. E se alla fine tutto prendesse fuoco…? Un’esperienza ti resta. Tutto il resto va in fumo.

#10 — Fidati del tuo istinto.

Le nostre intuizioni si sono sviluppate in migliaia di anni. Sono il prodotto della nostra evoluzione come specie per assicurarci la sopravvivenza oltre che la sicurezza. Perciò, a volte mi chiedo come mai siamo sempre così diffidenti: “Povere intuizioni!”.

Cosa ti dice la pancia? Cosa ti comunica l’istinto? Quale è la tua sensazione? Il tuo percepito? Più che della ragione l’istinto è questione di emozioni. Il nostro vissuto emotivo ci guida preponderantemente per cui alla guida di quella parte del nostro cervello che, più di ogni altra, è allenata, flessibile e pronta a tutto. Dunque? Come direbbero i fenomenologi: Non smentire il tuo sentire!

Queste erano 10 lezioni che ho appreso nel mio primo 1/4 di secolo di vita, dico 1/4 di secolo non solo perché così “sembra più importante” ma soprattutto perché mi lascia con la speranza che nei prossimi “quarti” c’è ne siano ancora tantissime da imparare!

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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