Amore. Cervello e comportamenti.

Federica Ongis
9 min readFeb 18, 2023

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Che cosa succede nel nostro cervello quando ci connettiamo con gli altri? Esistono diverse tipologie d’amore: dall’affetto, all’amicizia, all’amore fraterno, fino a quello che più tipicamente chiamiamo “amore”, quello romantico-passionale. In ognuna delle sue forme l’amore è una necessità biologica per l’essere umano. Interrogarsi sul potere e sugli effetti che l’amore ha nella nostra vita, sulla nostra salute fisica e su quella mentale, chiedersi quale sia l’influenza dell’amore sui nostri comportamenti significa provare a comprendere quale sia il ruolo dell’amore nell’evoluzione della specie umana. Perché, se c’è una cosa che innegabile, è che le connessioni sociali e gli affetti offrono un contributo essenziale nel dare forma a ciò che siamo.

Perché ci innamoriamo?

Gli esseri umani hanno bisogno dell’amore per ragioni di sopravvivenza. Più di 20 anni fa, l’antropologa biologica Helen Fisher ha studiato 166 società e ha trovato prove di amore romantico in 147 di esse. Questa ubiquità, ha affermato Schwartz, professore associato di psichiatria presso l’Harvard Medical School indica che “ci sono buone ragioni per sospettare che l’amore romantico sia tenuto in vita da qualcosa di fondamentale per la nostra natura biologica”.

I primi uomini scoprirono l’amore perché compresero che creare relazioni significava darsi una chance in più nella catena alimentare. Non potendo volare come gli uccelli, non possedendo la forza dei leoni e neppure la velocità dei ghepardi, connettersi era l’unico modo per non essere tanto vulnerabili. Questa esigenza, ci ha indotto, nel tempo, ad essere abili nel distinguere potenziali predatori, sviluppando quella che chiamiamo intelligenza relazionale: sappiamo identificare velocemente i nostri nemici e chi sono le persone di cui ci possiamo fidare.

Con lo sviluppo delle nostre capacità relazionali anche il nostro cervello si è evoluto. Il cervello di una cavalletta può crescere di oltre il 30% quando l’animale è parte di uno sciame. Questo perché, sia negli animali che negli uomini, che sono animali sociali, essere parte di contesti sociali ricchi e complessi implica dover processare grandi quantità di informazioni per discernere ciò che è vantaggioso e ciò che non lo è, il che ci rende cognitivamente più evoluti. Morale: il fatto di essere animali sociali ha chiaramente a che fare con ragioni evoluzionistiche, ma al di là dell’evoluzione, il bisogno di connetterci agli altri è ciò che ci fa essere la specie cognitivamente più evoluta che esista.

Che cosa è l’amore?

Un bisogno, un piacere, un’esperienza, un’emozione, un sentimento… Possiamo dire che l’amore è tante cose e sull’amore possiamo farci un’infinità di domande (e ce ne siamo fatte!). L’amore è un’emozione o una cognizione? E’ un costrutto sociale oppure un bisogno primario dell’essere umano? L’amore è davvero cieco? Esiste davvero l’amore a prima vista? Si può essere innamorati di più persone contemporaneamente? E’ meglio aver amato e perso la persona amata oppure non amare mai? E’ vero che le persone innamorate hanno una maggior tolleranza al dolore fisico? Come mai fa così male perdere qualcuno che si ama? E, alla fine, perché le persone si innamorano? Ecco cosa può valer la pena sapere sull’amore.

(1) L’amore è anche un’esperienza cognitiva ed è un’esperienza cognitiva più complessa di quel che si pensa comunemente.

Gli antichi filosofi, pensatori e scrittori assegnavano all’amore una sede precisa: il cuore; distinguevano l’emozione dalla ragione, il sentimento dalla cognizione. Con il tempo, nell’immaginario comune, si è diffusa la credenza che l’amore sia un’emozione difficile da governare razionalmente. Eppure ciò che distingue l’amore dalla pura attrazione / eccitazione è il fatto di essere una vera e propria esperienza cognitiva.

Osservando il cervello scopriamo che l’amore è in grado di attivare i centri della ricompensa e del piacere, ma anche le regioni cerebrali più evolute e sofisticate, sede dei nostri pensieri più razionali e delle nostre capacità decisionali. Per questo motivo, quando amiamo qualcuno, il nostro modo di decidere migliora, sviluppiamo un’abilità superiore nell’anticipare le azioni e le decisioni del nostro partner, nel focalizzarci su dettagli che prima non eravamo capaci di riconoscere, nel leggere il linguaggio del corpo. Non soltanto, proprio perché l’amore è un sentimento sofisticato diventiamo più creativi.

(2) L’amore ci rende più tolleranti al dolore.

Potremmo chiamarla “somatizzazione” di un sentimento piacevole, perché l’amore, ci rende più resistenti e tolleranti al dolore fisico. Un caso esemplare è quello del parto: la tolleranza al dolore di una madre che mette al mondo un figlio è possibile per l’amore verso quest’ultimo. Al contrario, la solitudine è un fatto pericoloso e da non sottovalutare. Nel cervello di chi soffre di solitudine, osservano i ricercatori, c’è meno materia grigia e meno materia bianca, questo significa meno attività cerebrale. Tant’è che la solitudine cronica viene paragonata in termini di pericolosità a fumare un pacchetto di sigarette al giorno. Non è la prima ne l’ultima volta che sentiamo di persone che appena muore il partner, poco dopo muoiono anche loro (un classico tra i più anziani). La solitudine stimola l’amigdala, coinvolta nei nostri istinti di sopravvivenza. L’amidgala, minacciata dalla solitudine, manda un segnale all’ipotalamo che mette il nostro corpo in uno stato d’ansia perenne, provocato dalla volontà di combattere o fuggire da uno stato “pericoloso”. Si tratta di uno stato che non è tollerabile a lungo, ecco perché la solitudine ha un impatto sulla nostra lucidità, sulla memoria e sulla nostra abilità di prendere decisioni.

In generale, la solitudine è una sorta di allarme biologico, un sensore che ci dice che non possiamo stare senza gli altri. Insomma, l’amore ha un effetto benefico ed è vero, l’amore può salvare, mentre la solitudine può deperire e uccidere l’essere umano.

(3) Non c’è amore senza attrazione, ma l’attrazione non è amore. Potremmo dire che lo stimolo o l’anticamera dell’amore è l’attrazione. Gli esseri umani possono capire se sono attratti da qualcuno in meno di 200 millisecondi. Per questo motivo, c’è chi afferma che l’amore può essere anche a prima vista. In realtà, ciò che è a prima vista è la nostra capacità di processare informazioni complesse per avere immediatamente un resoconto su ciò che è affidabile, su ciò che è in linea con le nostre preferenze genetiche e riproduttive.

L’attrazione è un’esperienza fisica e sensoriale, cioè coinvolge prima di tutto i nostri sensi. Un gruppo di fotografi ha condotto un esperimento interessante: ha recuperato le foto di alcune persone e con Photoshop ha trasformato le donne in uomini e gli uomini in donne. Poi ha chiesto a ciascun chi trovasse più attraente. Al di là della difficoltà riscontrata nel capire che quelle fotografie rappresentavano se stessi ma nel sesso opposto, la cosa interessante è che il 90% degli intervistati ha giudicato come più attraente la versione di sé al maschile o di sé al femminile. Il primo senso coinvolto nell’attrazione è la vista. Siamo attratti da chi ci assomiglia. Il secondo senso coinvolto nell’attrazione è l’olfatto, ma questo funziona al contrario della vista: tendiamo a ritenere più attraente ciò che ha un odore diverso dal nostro. Il nostro naso è capace di annusare i segnali chimici che, a loro volta, contengono informazioni genetiche. Il terzo senso è il tatto, il contatto fisico contribuisce ad aumentare i livelli di ossitocina, l’ormone delle relazioni e del piacere delle connessioni sociali.

Quando siamo attratti da qualcuno il nostro cuore batte più in fretta, la pelle diventa più calda, le guance arrossiscono, le pupille si dilatano. Il nostro cervello inizia a rilasciare miriadi di neurotrsmettitori capaci di trasformare compeltamente il nostro mood e la nostra percepzione del mondo. Insomma, l’attrazione è una sorta di esperienza preliminare all’amore che è molto simile a quello che potremmo chiamare uno “sballo senza hangover”. La differenza tra attrazione e amore è che l’amore, specie quello intenso, può cambiare radicalmente la nostra personalità. Il concetto del sé è un concetto fluido nella misura in cui la nostra personalità è definita in gran parte dal modo in cui le diverse aree del nostro cervello interagiscono tra loro e l’amore modifica tali interazioni.

(4) Amore e intimità.

Più che senza attrazione, possono esistere relazioni senza intimità. L’assenza di intimità è una delle cause più diffuse delle sperazioni. L’intimità può essere influenzata lavorando sull’insula. Il cibo, il contatto fisico, l’olfatto possono elicitare l’insula. Ecco perché tra le terapie più suggerite alle coppie che soffrono di carenza di intimità c’è cucinare insieme, ballare, fare esperienze sensoriali piacevoli.

(5) L’amore richiede distanza.

Il nostro cervello, infatti, ha una preferenza innata per la novità e la distanza. Le relazioni a distanza hanno il plus di aumentare il desiderio e rinfrescare le connessioni. Stare lontani dal proprio partner permette di sviluppare legami più duraturi ci previene dal dare l’altra persona per scontata e ci ricorda ciò che ci manca dell’altro facendoci apparire le sue qualità come un qualcosa di nuovo.

(6) L’amore nell’era digitale.

Nell’era digitale il modo di entare in contatto con gli altri è cambiato radicamente. A partire dal 2015 ad oggi c’è stato un boom delle applicazioni e siti d’incontri che sono passate da fatturati che si aggirano attorno a 1,69 miliardi di dollari a oltre 3 miliardi di dollari. La prospettiva è che queste cifre raddoppino entro il 2025. Le esperienze relazionali online hanno prodotto maggiori fatiche, specialmente tra i più giovani, nello sviluppare relazioni autentiche o nel saper scegliere quali relazioni coltivare. Online, abbiamo la possibilità di scegliere tra diverse opzioni, cosa non così scontata nel mondo reale. Avere potenzialmente l’occasione di scegliere tra tanti potenziali partner diversi, il più delle volte, non porta da nessuna parte. Siamo vittime del cosiddetto “choice overload” il cui effetto è o la solitudine o esperienze relazionali superficiali. Il risultato è ciò che Zygmunt Bauman chiama “un amore liquido”, cioè diviso tra desiderio di emozioni e paura del legame. Insomma, se inizialmente l’obiettivo di Internet era quello di avvicinare persone lontane fisicamente, i rapporti personali sono diventati sempre più difficili e freddi.

Cosa accade nel nostro cervello quando amiamo qualcuno?

Nel 2005, Fisher ha guidato un gruppo di ricerca che ha pubblicato uno studio rivoluzionario che includeva le prime immagini di risonanza magnetica funzionale (fMRI) del cervello di individui alle prese con l’amore. Il suo team ha analizzato 2.500 scansioni cerebrali di studenti universitari che hanno visto le foto di qualcuno per loro speciale e ha confrontato le scansioni con quelle scattate quando gli studenti guardavano le foto di conoscenti. Le foto di persone che amavano romanticamente hanno rivelato regioni ricche di dopamina, il cosiddetto neurotrasmettitore del benessere. Due delle regioni cerebrali che hanno mostrato attività nelle scansioni fMRI erano il nucleo caudato, una regione associata al rilevamento e all’aspettativa della ricompensa e all’integrazione delle esperienze sensoriali nel comportamento sociale, e l’area tegmentale ventrale, che è associata al piacere, all’attenzione focalizzata, e la motivazione a perseguire e acquisire ricompense. Oltre ai sentimenti positivi che il romanticismo porta, l’amore disattiva anche il percorso neurale responsabile delle emozioni negative, come la paura e il giudizio sociale. Questi sentimenti positivi e negativi coinvolgono due percorsi neurologici. Quello legato alle emozioni positive collega la corteccia prefrontale al nucleus accumbens, mentre l’altro, che è legato alle emozioni negative, collega il nucleus accumbens all’amigdala. Quando siamo coinvolti in un amore romantico, il meccanismo neurale responsabile di fare valutazioni critiche di altre persone, comprese le valutazioni di coloro con cui siamo romanticamente coinvolti, si spegne. “Questa è la base neurale dell’antica saggezza per cui siamo portati a dire che ‘l’amore è cieco’”.

(8) L’amore può durare a lungo.

Uno studio del 2011 condotto presso la Stony Brook University nello stato di New York ha rilevato che è possibile essere follemente innamorati di qualcuno dopo decenni di matrimonio. Il gruppo di ricerca ha eseguito scansioni MRI su coppie che erano sposate in media da 21 anni. Hanno trovato la stessa intensità di attività nelle aree del cervello ricche di dopamina come si trova nel cervello delle coppie che si erano appena innamorate. Perciò, le persone non mentono quando dicono di amarsi ancora come un tempo, ciò che accade, spesso, è che l’amore si trasforma dall’essere un’esperienza romantica all’essere un’esperienza compassionevole.

In generale, l’amore è un’esperienza cognitiva ed emozionale complessa e sofisticata che si esprime in varie forme e in diversi contesti. Si tratta di un’esperienza legata ad un bisogno biologico che ha un’impatto sulla nostra personalità, la nostra salute e le nostre performance cognitive. Le neuroscienze sociali oggi studiano e indagano la capacità che il cervello ha di crescere, di espandersi e creare nuove connessioni grazie alle relazioni che coltiviamo, perché non ci sono altre vie di crescita per l’essere umano se quella delle connessioni sociali!

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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