Avventure. Come trasformare la tua azienda in un’organizzazione esponenziale?
In Italia nel 2021 sono state registrate 12.291 nuove start up. Nel panorama mondiale, il nostro paese si colloca al 25° posto. Quando diciamo “start up” oggi, più o meno tutti, sanno cosa intendiamo dire; facciamo riferimento ad una modalità di fare impresa piuttosto consolidata. Eppure, abbiamo ancora così tanto da imparare dalle start-up, specie dal loro modello di business!
Samil Ismail, Michael S. malone, Youri Van Geest — tre “tipetti” per niente indifferenti: uno è stato vicepresidente di Yahoo, l’altro auotre del The Wall Street Journal e l’ultimo consulente di aziende come Google, Adidas … — sono gli autori di un testo intitolato “Exponential Organizations” che è il frutto di una ricerca fatta su oltre 100 start up innovative con lo scopo di individuare i punti comuni del loro successo. Come hanno fatto a costruire un’impresa così in fretta? Come si rimane competitivi sul mercato oggi che il mercato è così liquido? Quale impatto hanno le tecnologie sulla tua attività? Quel che è certo è quando si parla di start up, la legge di Gordon Moore trova la sua conferma: è proprio vero, ogni volta che un settore viene informatizzato il rapporto costi — prestazioni raddoppia più o meno annualmente. Una start up? E’ un’organizzazione esponenziale. Dobbiamo farci caso perché questo modo di fare impresa sta soppiantando il modello delle organizzazioni lineari.
Come è fatta un’organizzazione esponenziale?
- Non c’è niente di peggio di sentirsi fuori contesto. Non credi?! La prima cosa che apprende un’organizzazione esponenziale è come adattarsi al mondo senza chiedere al mondo di adattarsi a sé. Il mondo corre veloce, il mercato è liquido, le competenze cambiano, le risorse svaniscono, come facciamo a continuare a trarne vantaggio? E’ questa la prima domanda da porsi.
- Il rapporto tra storia e mission. Una cosa che — seppur nella mia breve esperienza aziendale — ho notato è che le organizzazioni “più tradizionali” tendono ad avere una lunga storia che, spesso, è emotivamente disconnessa dal presente. Si tratta di una storia che dà importanza e peso all’organizzazione ma che rischia di avvilupparsi e non è più in grado di emozionare. Le lunghe code davanti all’Apple Store sono l’esempio di una mission capace di entusiasmare, di far sentire il cliente parte del mondo che l’azienda rappresenta. Un’azienda che vuole restare attraente deve avere sempre lo sguardo puntato all’esterno e reinventare il suo storytelling per restare attraente, competitiva e per ispirare. In altre parole, quella che gli esperti chiamano “MTP — Massive Transformation Purpose” non deve mai passar di moda! Come diceva Tony Hsieh: “Un grande brand o azienda è una storia in continua evoluzione”.
- SCALE e IDEAS. Sono due acronimi con cui si sintetizzano le 5 caratteristiche esterne ed interne che un’organizzazione esponenziale possiede. SCALE: Staff on demand, Community & Crowd, Algoritmi, Leveraged asset, Engagement. Personale su richiesta. Perché? Perché il rischio maggiore di avere personale “fisso” è che dopo un po’ si stanchi e smetta di investire su di sé non mantenendo le sue competenze continuamente aggiornate, il che è un pericolo per l’azienda. Oggi si parla di continuous improvement e life-long learning perché è fondamentale avere a disposizione le competenze che servono nel momento giusto. Comunità e folla. Bisogna essere una squadra, così affiatata che gli altri desiderino giocare con noi. Algoritmi. Ci servono per avere prodotti scalabili e margini d’errore bassi. Condividere gli asset o noleggiarli molto meno oneroso che acquistarli. Coninvolgere. Per riuscirci bisogna rispondere alla richiesta del nuovo mondo che domanda: trasparenza, efficienza, indipendenza, capacità di generare emozioni positive e rewarding chiari. Veniamo alle 5 caratteristiche interne, IDEAS: Interfacce; Dashboard, Experimentation, Autonomia, Social Technologies. Interfacce e dashboard sono ciò che ti permette di controllare dati e processi, di farlo in modo oggettivo, aggiornato e continuo. La sperimentazione è più un approccio, un mindset votato al coraggio e al rischio. Non ci piacciono i rischi, siamo esseri umani amiamo la sicurezza, eppure di questi tempi se non si è agili e non ci si butta si rischia ancora di più! Autonomia. Avere dei team multidisciplinari, complementari, non troppo grandi, capaci di auto-organizzarsi e di decidere senza essere schiacciati dalla gerarchia è ciò che rende la squadra flessibile e al tempo stesso compatta. Social Technologies. Servono per migliorare la comunicazione, la collaborazione e la coordinazione, per far fluire idee e informazioni.
Lessons- learned
Andando oltre il “come è fatta” un’organizzazione esponenziale e tenendo conto degli spunti che possiamo trarre dal mondo delle start up di successo, le lessons-learned più preziose che ogni business tradizionale dovrebbe portarsi nello zaino ogni giorno sono queste tre: Disruption. Misurabilità. Fiducia, che esplicitate vogliono dirci che le migliori idee vengono se si continua a “guardare fuori” e a coinvolgere menti fresche e creative perché è molto più probabile che idee dirompenti vengano da giovani universitari che dai competitors di una vita; che non servono piani a lungo termine, diventano zavorre inadatte ad un mondo che cambia veloce, quanto piuttosto procedere step by step, misurando dati e risultati; che comunicare, condividere e fare squadra è un potente acceleratore verso il successo dell’organizzazione.
A dirla tutta, di fronte a mercati impazziti, liquidi e fulminei l’unica vera domanda a cui un’idea innovativa che si fa impresa ci spinge a chiederci è: stiamo lavorando davvero a qualcosa di utile che è in grado di cambiare il mondo?