Be a Woman-Philosopher.
Ma a te va bene così? Si perché se non mi andasse bene così non sarei qui. Vedi potresti alzarti, uscire di qui e morire. Alzarti uscire di qui e trovare l’occasione della vita. Il rischio fa parte del gioco e non è che se non rischi godi solo a metà come nella pubblicità delle fonzie.
Ogni status di commodity è contrario alla natura dell’essere umano che desidera, aspira e cresce nella misura in cui accetta proprio il cambiamento. Quella di cambiare è l’unica certezza che abbiamo almeno finché, come dice mia nonna: “Non andiamo in fondo alla via — al cimitero”.
Mi chiesero se mi va bene così? Diedi una risposta apparentemente semplice e banale, almeno per me. Una domanda che però non preclude il bisogno di farsi un’altra domanda: perché la gente fa queste domande? Un’apparente assurdità rivelatoria. La domanda da un milione di dollari. Assurdo che possa essere altrimenti. Assurdo che, spesso, per molti sia proprio cosi.
Ci sono due coordinate in gioco: il cambiamento e le decisioni. Una è questione di natura, l’altra di responsabilità. Cambiare è naturale, senza cambiamento non ci sarebbe storia, evoluzione, non ci sarebbe nulla. Se non cambi non impari, se non cambi non vivi praticamente. Ti fermi. Quando Eraclito diceva che tutto scorro, aveva in mente una cosa immutabile: il concetto stesso di cambiamento. Decidere, invece, è questione di coraggio: un tuffo nell’incertezza, una navigata nel rischio, ma ogni decisione è per sua natura un rischio. Quando dici “decisione” intendi proprio tagliare, togliere, rimuovere quello che non è giusto, quello che non è adatto a te, escludere qualcosa per qualcos’altro. E’ una questione di scelte. Che cosa voglio fare, che cosa voglio essere, come voglio vivere, è una scelta e come ogni scelta implica una domanda e siamo noi in prima persona che rispondiamo a questa domanda. Come dicevano ad Harry Potter:
“A volta le nostre scelte, Harry, più che le nostre capacità ci dicono chi siamo”.
Ecco il mio caso.
Perché ho studiato filosofia? Quando le persone mi chiedono perché hai studiato filosofia? Dico loro che la filosofia è così misteriosa che c’è bisogno di qualcuno che la scopra. Perché in fondo, nell’immaginario comune la filosofia è qualcosa di poco chiaro. E quando nessuno accende la luce si fa fatica a capire cosa c’è dentro. Ricordo i miei genitori quando dissi loro che avrei abbandonato l’idea di studiare giurisprudenza per iscrivermi a filosofia. Mi ricordo anche i miei coetanei che spesso mi cheidevano (e lo fanno ancora) ma tu hai fatto scienze motorie? No. Amo lo sport! Ma ho studiato filosofia. Ti rendi conto che nel momento stesso in cui te lo chiedono stanno pensando “ma cosa farai?” “il profeta? L’oratore? il teologo?”
Onestamente l’ho capito tardi anche io. Quando le persone dicono che “studiare filosofia è una rottura di palle” e come dargli torto! Sono perfettamente d’accordo, non perché sia schizzofrenica ma perché c’è una differenza abissale tra studiare filosofia e fare filosofia. Sottolineo la parola fare perché, più di quanto si creda, la filosofia è pratica, è azione e si traduce in progetti concreti. Il bello viene quando fai filosofia, non quando la studi. Vale per tutte le discipline: se fai l’ngegniere sarai più esaltato a costruire un palazzo che a passare analisi 2!
Ma perché ci si innamora tanto della filosofia? Direi che è affascinante sapere che molti furono dei grandi filosofi, ma anche che molti grandi furono prima di tutto filosofi. Dietro ad ogni grande personaggio c’è sempre un filosofo perché dietro ad ogni grande risposta c’è sempre un’ottima domanda! E’ questo ciò che è la filosofia: stare nella domanda. Porsi le domande giuste e mettere in discussione lo stato delle cose per poi reinventarlo. Se davvero tutto scorre, allora quello che è adatto ora, non può esserlo domani. Dev’essere riadattato e per farlo abbiamo a disposizione un’arma: la domanda. Chiedersi. Chiedersi. Chiedersi. Quindi la parola d’ordine è domandare: chi non si fa domande non cerca nemmeno risposte e chi non va cercando risposte mai e poi mai potrà produrre qualcosa di innovativo. Però per fare domande bisogna allenarsi e la filosofia è questo che ti insegna: ad essere cintura nera di domande. Mi piace pensarmi come una “donna filosofa”, non perché non voglio confondermi con gli uomini, ma perché mi piace porre domande da una prospettiva diversa, diversa da quella che nella tradizione filosofica è stata la prospettiva dominante. Quindi se volessi dirti perché ho un podcast, ecco qui la risposta: è la mia palestra preferita!
In ogni puntata mi alleno a fare una specie di “detective”, ad interrogarmi su temi diversi, per capirci qualcosa di più, ma soprattutto per imparare a fare domande. Oggi ci stiamo disabituando. Quando leggevo Leopardi pensavo “belli è i suoi testi ma non ha un cacchio da fare!”. Grandi poesie, ma anche tanto tempo per pensare! Forse aveva ragione Heidegger quando diceva che la nostra epoca è il trionfo della tecnica e della performance dove fai, tutto e subito, immediatamente. Viviamo in una sorta di botta e risposta dove non c’è più spazio per le domande e se manca lo spazio per le domande, manca lo spazio per l’interrogazione. Per lo spirito critico ci vuole esercizio e fare esercizio significa fare filosofia.
Che cosa c’è meglio di un podcast per fare questo allenamento? Dove puoi condividere, stimolare e portare nell’agorà il pensiero. Dove forse oggi questo agorà non è più completamente uno spazio fisico, ma è anche uno spazio digitale.
Non mi voglio fermare qui perché altrimenti ti darei l’idea che la filosofia sia veramente solo “pensare”. La mia filosofa preferita Hannah Arendt ci dice bene perché la filosofia è pratica: ci dice che il pensiero è il motore dell’azione, razionale, emotivo, irrazionale, folle, in tutte le sue forme. Non dobbiamo fare distinzioni. Un cervello che muove decisioni è un cervello che pensa. Un cervello che pensa ha bisogno di un corpo che agisce e viceversa. Senza questa correlazione non ci sarebbe l’essere umano. Per questo quando la filosofia dà la mano alle scienze comportamentali tutto diventa più bello e intrigante. Possiamo vedere da dove parte a dove arriva ciò che ci frulla in testa ogni giorno, dal cervello al mondo reale. Capire le persone per capirsi. Come ragioniamo? Come prendiamo decisioni? La filosofia serve a decostruire tramite la domanda e a ricostruire tramite le risposte e sei vuoi essere efficace ti serve un altro ingrediente: la creatività. Ti serve la risposta ma ti serve quella creativa, quella che esce dalla cornice del “è sempre stato così” “tutti la vedono così”. Devi uscire da questo framework e cercare la risposta più assurda, più impensabile, è lì che bisogna cercare, devi tuffarti nel non essere e tirare fuori un’idea. Einstein, che adoro tutte le volte che leggo una sua citazione, dice:
“La logica ti porta da A a B, l’immaginazione ti porta ovunque”
e un buon filosofo deve avere tanta immaginazione. Per tutti 1 più 1 fa 2, per pochi 1 più uno fa l’uomo sulla luna, la scoperta dell’america, la teoria della relatività, la gioconda. La cosa più sensazionale di tutte è che le scienze comportamentali e le nuroscienze ci dicono che nella maggior parte dei casi, nella stragrande maggioranza delle situazioni noi, esseri umani in carne ed ossa, siamo fatti per pensare anti logos, fuori dalla logica, per essere guidati dalle emozioni, dagli istinti, dall’irrazionalità e attraverso l’irrazionalità.
Domande. Azioni. Creatività sono questi i tre valori del filosofo che mi piace essere ed esercitare. Chi non chiede, non scopre. La filosofia è il miglior modo per chiedere e anche il miglior strumento — completamente gratuito — che la mente umana ha dato agli uomini per trovare le sue risposte. Ogni episodio di questo podcast è un tuffo nella mente umana. Ispirata dai comportamenti più comuni la domanda che mi faccio sempre è: “che cosa è che ci sta dietro?”.
Siamo esseri paradossali. Da un lato così automatici e prevedibili, dall’altro così spontanei, creativi e profondamente magici. ed è questa seconda caratteristica che rende la domanda sull’essere umano, sul suo pensiero, sulle sue azioni, sulle sue idee, sulle sue scoperte la più bella domanda filosofica perché infinita. Non dobbiamo mai smettere di capire come tirare fuori il meglio da noi stessi usando quell’unico potere che ci appartiene: quello della nostra mente.