Che cosa hanno in comune le persone di potere?

Federica Ongis
7 min readNov 11, 2023

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Fin dai tempi più antichi il potere ha attratto l’uomo. Il potere ha da sempre significato sicurezza, status, ricchezza e opportunità, per questo motivo gli esseri umani sono attratti dal potere, perché si tratta di una garanzia “comoda” alla propria sopravvivenza. Ma che cosa hanno in comune le persone di potere? Come fanno ad ottenere e mantenere il proprio potere nel tempo?

Il professore di Standfrod Jeffrey Pfeffer ha studiato per anni le dinamiche di potere all’interno di organizzazioni e contesti politici e ha identificato 7 regole che le persone di potere seguono per mantenere il proprio status. Si tratta di un insieme di abitudini comportamentali che, indipendentemente dal genere o dalla cultura di appartenenza, sembrano funzionare. Benché nel corso del tempo il potere si sia manifestato in forme diverse e segua oggi schemi diversi rispetto al passato, le logiche del potere continuano a rimanere valide.

Quali sono le caratteristiche del potere?

Il potere è la chiave del successo. Diversamente da quel che molti credono, quella del potere non è una “scienza oscura”, bensì un’arte che ci abilita ad essere più efficaci. Il potere accresce il nostro benessere psico-fisico e, come rivelano diversi studi nell’ambito delle scienze sociali, il potere può rendere felici. Dietro a questa affermazione c’è una ragione precisa: le persone di potere possono decidere per se stesse, pertanto hanno il pieno controllo della propria vita. Avere il pieno controllo sulle proprie scelte e decisioni è un potente appagante cognitivo. Di contro, il dover sottostare a logiche che non ci appartengono può generare frustrazione, poiché la nostra mente esige libertà. Basta osservare i bambini che, fin dalla più tenera età, trovano appagamento nello sfidare le regole imposte dai genitori, dagli insegnati e si divertono ad esplorare il “proibito”. Si tratta di una forma di evasione comportamentale rispetto a ciò che viene imposto dagli altri e di un tentativo di affermazione della propria libertà decisionale. Più precisamente, il potere va di pari passo con il successo nella misura in cui è la chiave per il cambiamento: nella vita, sul lavoro, nella società se vuoi cambiare le cose devi avere necessariamente un certo potere. In quest’ottica il potere è leadership, contagio sociale e influenza sul comportamento proprio e altrui.

Valorizza il tuo potere. Ciascuno di noi ha potere; occorre imparare a valorizzarlo laddove serve. A causa di quella che gli studiosi chiamano “la sindrome dell’impostore” tendiamo a sottovalutarci e a raccontarci mantenendo un profilo basso. E’ molto comune trovare persone con talenti unici prive di sicurezza in se stesse, che quando si presentano minimizzano le proprie competenze e non sono in grado di dare il giusto credito al proprio lavoro. Essere consapevoli del proprio potenziale è il primo requisito per attrarre potere. Tutti noi conosciamo il detto: “Ad andare con lo zoppo si impara a zoppicare”, lo stesso vale per il potere “ad andare con il potente si impara ad avere sicurezza in se stessi”. Insomma, esibire potere ci aiuta a guadagnarne di più!

Quello del potere potrebbe sembrare un gioco “sporco”, eppure è pur sempre un gioco che tutti siamo chiamati a giocare. Ogni dinamica sociale, ridotta all’osso, esprime una dinamica di potere. Se ti piace il calcio avrai sicuramente assistito a scene in cui i giocatori simulano un fallo per ottenere un calcio di punizione. Nel bene o nel male, “fare il cinema”, buttarsi a terra e fingere di aver subito un brutto colpo, fa parte del gioco ad alto livello. Quale squadra rinuncerebbe a battere una punizione strategica perché è semplicemente sbagliato fingere? Simon Kuper, autore di “Soccereconomics” scrive: “Il rifuito dei giocatori inglesi a gettarsi a terra quando vengono urtati dalla squadra avversaria è culturalmente ammirabile, ma avrebbero vinto molte più partite se avessero imparato dai giocatori europei a guadagnarsi una punizione”. Ciò che è vero nel calcio è vero anche in altri contesti. Perciò, potresti non sentirti a tuo agio nel costruire relazioni per ragioni strategiche, o nell’esaltare te stesso per dare conto dei tuoi successi, o ancora, nel cogliere un’opportunità che non ti senti di aver guadagnato al 100%; tuttavia, ricorda che quello del potere è un gioco le nostre opzioni sono sempre e solo due: giocare o ritirarsi.

Kristin Laurin, sociologa e psicologa della British Columbia University, ha identificato due strade con le quali le persone acquisiscono potere: (a) la prima è attraverso comportamenti pro-sociali, ovvero lavorando duramente, aiutando il prossimo, promuovendo il bene della collettività; (b) la seconda strada invece è quella “più politica” che include decisioni strategiche, relazioni funzionali, confidenza e promozione dei propri risultati. Al di là della strada che decidiamo di percorrere, che spesso è influenzata dal nostro stile cognitivo, dalla nostra personalità e dalle nostre modalità relazionali, tutti ne percorriamo almeno una. Le donne, ad esempio, tendono ad essere meno dominanti rispetto agli uomini e, per questo, preferiscono la prima via — quella dei comportamenti pro-sociali — che la seconda, ovvero quella della politica.

Interagisci strategicamente. Nella relazione con il prossimo amiamo esibire la nostra autenticità, eppure fin dalla scuola materna ci insegnano a sottostare a norme sociali e regole di buon costume. Rispettare queste norme ci dà l’occasione di non “sbgragare” e mantenere un certo status sociale. Benché ciò ci faccia sentire talvolta “inautentici” la buona notizia è che le persone non hanno alcun interesse nello svelare ciò che si nasconde dietro la superficie una volta che percepiscono che le tue azioni muovono nel loro interesse. Per rendere l’interazione con gli altri il più efficace possibile puoi fare due cose: coltiva il tuo personal brand, trova la tua storia e raccontala, e in aggiunta, trascorri più tempo possibile con chi non conosci. La maggior parte delle persone si sente a disagio nel parlare con chi non conosce perciò preferisce fare network con amici, familiari, colleghi, così facendo si perde parecchie opportunità. Se tua madre avesse un’occasione per te credi che non te l’avrebbe già proposta? Ricorda: i network più scomodi sono quelli con il più grande potenziale.

Il potere ha bisogno di alleati. Non esiste vittoria senza un buon esercito. Trovare alleati è necessario, ma se vuoi trovare dei buoni alleati devi imparare a capire l’altro. Ascolto, empatia e attenzione: di che cosa hanno bisogno? Come posso supportarli? Come posso contribuire al loro successo? Ognuno ha la propria agenda, perciò se vuoi potare a bordo dei validi alleati, smettila di focalizzarti sul tuo interesse e concentrati sull’altro. “Dare potere per ottenere potere” è questa la regola aurea. Se vuoi ottenere potere devi fare in modo che le persone attorno a te ottengano potere e riconoscimenti. Eppure, molto spesso, chi acquista potere commette l’errore di volerlo tutto per se creandosi nemici piuttosto che buoni alleati.

“Piacere è la chiave del potere”. Robert Cialdini è convinto che i due aspetti chiave attraverso i quali le persone giudicano gli altri siano la competenza e il calore, in questo preciso ordine. La studiosa dell’Harvard Business School Amy Cuddy nel suo libro “Brilliant but cruel” ci racconta di uno studio interessante a tal proposito: ad un gruppo di studenti fu chiesto di recensire un libro. Poi, fu chiesto a qualcuno di leggere le recensioni e provare a valutare il grado di competenza degli studenti. Ne venne fuori che chi offrì recensioni più negative fu percepito come più competente ed intelligente rispetto a chi sottolineò esclusivamente aspetti positivi. Da qui il consiglio di Cialdini: prima mostra competenza e poi calore così le persone non vedranno la tua empatia come un segno di debolezza bensì come un gesto inaspettato da parte di una persona di potere.

Rompi le regole. Come ha fatto Davide a battere Golia? Semplice: infrangendo le regole. Come ha fatto Elon Musk a crescere così velocemente? Semplice: violando la convenzione sociale tale per cui sia necessario andare d’accordo con i legislatori. Nel potere scorre il sangue della dissidenza. Fare cose inaspettate, pensare “out of the box”, aprirsi a nuove esperienze ed opportunità, crea potere. Denotizzare zone di comfort, agire proattivamente senza aspettare che qualcuno ci dia il permesso di farlo, sono azioni che attirano l’attenzione e sorprendono chi nella zona di comfort ci sta divinamente. In tal senso, offrono visibilità e attenzione-emotiva, entrambe premesse per acquisire potere. Ricorda: è più facile chiedere il perdono che il permesso. Perciò se senti che sia giusto fare qualcosa non startene con le mani in mano. Le persone si aspettano conformità alle norme sociali, perché nel conformismo le relazioni scorrono con maggior fluidità. Tuttavia, conformarsi è la chiave per l’invisibilità.

Il successo giustifica (quasi) tutto. Quante volte ti è capitato di sentire il politico che commette un reato e resta impunito? O il VIP miliardario che ottiene un ingresso gratuito ad un evento che tu, che fatichi ad arrivare a fine mese, hai dovuto pagare? Quanto spesso ti è capitato di vedere il tuo capo entrare in ufficio in tarda mattinata mentre tu è dall’alba che lavori per guadagnare briciole a confronto? … la verità è che il potere genera quella che gli studiosi del comportamento umano chiamano “cognitive-consistency”, ovvero, nel momento in cui una persona acquista potere, status e ricchezze le persone attorno a lei modificano le proprie opinioni e comportamenti affinché essi siano allineati e congruenti con quel potere nel desiderio di avvicinarvisi attratti dal potere stesso. Morale: alla fine non c’è niente da fare, chi ottiene potere ha il potere di creare strutture capaci di perpetuare il proprio status.

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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