Come non prenderla sul personale, risolvere i conflitti imparando da arbitri e stoici— Behavioural Hacks

Federica Ongis
7 min readOct 30, 2021

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In questo episodio voglio parlarvi di arbitri e stoici. Arbitri e stoici?!! Sì! Capirai perché…

Non ho mai invidiato gli arbitri. Considerata la passione degli italiani per il calcio, credo che fare l’arbitro sia uno dei mestieri più pressanti dal punto di vista psicologico. Però, tra le abilità che un arbitro professionista deve avere ce ne sono due che mi incuriosiscono particolarmente: sanno esattamente come non prenderla sul personale e sono bravissimi a mediare i conflitti (almeno, dovrebbero)! Tra insulti, scontri e conflitti, a colpi di ego, è nel ruolo dell’arbitrio quello di essere un mediatore.

Ma perché l’arbitro? Il modo in cui un bravo arbitro media una partita può darci alcuni spunti comportamentali per gestire efficacemente situazioni altrettanto conflittuali che ci capitano tutti i giorni (in famiglia, sul lavoro, tra amici…). Nel paper “Workplace conflict and how business can harness it to thrive” del Human Capital Report si afferma che circa l’85% dei lavoratori vive conflitti professionali e circa il 29% si trova immerso quotidianamente in dispute conflittuali. La ragione principale? Lo stress. Il risultato? Un costo stimato, in termini di perdita di tempo, pari a 359$ miliardi. Eliminare il conflitto dalle nostre vite è praticamente impossibile, ciò che puoi fare è imparare ad averci a che fare!

Conflitti e cervelli

Quando si parla di conflitti ci sono almeno 3 premesse da fare: la prima, tutte le parti in causa, devono volere una cosa “trovare una soluzione” (e c’è una soluzione a tutti i conflitti); la seconda, il modo migliore per gestire un conflitto è trasmettere energia positiva e dissipare energia negativa; la terza, risolvere un conflitto richiede grandi doti negoziali, empatia, capacità comunicativa e buona volontà nell’abbassare la tensione. Detto questo, esistono vari modi per uscire da un conflitto: ritirarsi, competere, accomodare l’altra parte, collaborare, raggiungere un compromesso. Si, ma come fare?

Il nostro cervello è abituato e ama i conflitti. I conflitti si creano quando diverse visioni del mondo si scontrano e si e si condiscono di emozioni negative, nervosismo, toni accesi e, in alcune circostanze, perfino di violenza. I nostri antenati affrontavano dispute ogni giorno per garantirsi un rifugio, l’acqua e il cibo. Nel corso dell’evoluzione, l’amidgala è diventata abilissima nell’identificare i conflitti e nell’associarli a minacce, ha appreso come suonare l’allarme e attivare il nostro corpo affinché produca cortisolo, l’ormone dello stress. Per il nostro cervello primitivo non è cambiato molto da quando dovevamo difendere la nostra caverna dall’attacco dei lupi a, oggi, quando ciò che dobbiamo proteggere è la nostra reputazione facendo valere le nostre posizioni. Il nostro corpo, inconsciamente, reagisce e si prepara ad affrontare il nemico attivando gli stessi meccanismi ancestrali che mandano in corto circuito la nostra corteccia prefrontale. Ne consegue che dimentichiamo come gestire la situazione in modo pacato e razionale. Ti è mai capitato di litigare con un amico e quasi avere la sensazione di non ricordarti nulla di buono sul suo conto? O addirittura, di chiederti: “ma seriamente siamo amici?”. Quando il cervello razionale va in down completo dimentica. Il sospetto degli esperti è che questo accada perché i circuiti neurali più sofisticati si disinnescano per lasciare spazio ad un’unica reazione: combatti! Attacca, ora! Ecco perché i conflitti tendono ad essere irruenti, a non portare da nessuna parte e, spesso, a tradursi in atti violenti. Allora, come facciamo a ridare impulsi alla nostra razionalità ed evitare di prendere decisioni o comportarci in modo avventato?

Strategie

Esistono diverse strategie comportamentali che possono soccorrerci. La prima cosa da chiarire è: ha senso combattere questa battaglia? Attaccare o fuggire? Quanto è il rischio di entrare sul ring? Se la risposta è sì, allora prepariamoci a combattere in modo “sano”. Primo step: analizza il problema suddividendolo in 3 fasi: (1) riconosci il conflitto e accogli la rabbia, (2) trova ragioni e metabolizza la rabbia, (3) decidi cosa fare e trasforma la rabbia. In generale, prova a trasformare lo scontro in un incontro. Chiarita la strategia, quale è la tattica?

Come promesso veniamo alla seconda categoria di persone di cui vi preannunciavo vi avrei parlato: gli stoici. Esistono diverse tattiche per risolvere i conflitti e molte di queste ci arrivano propria dalla dottrina stoica, dalla quale, a tal proposito, avremmo molto da imparare! Ecco perché citarla! Una delle lezioni più belle che possiamo imparare dalla dottrina stoica è che lo stoico non vive per accumulare vantaggi bensì per accogliere ciò che gli arriva in modo saggio; in questo senso impara a trasformare in positivo anche i conflitti e gli eventi più tragici della vita. Con questo lo stoicismo non disconosce le emozioni negative ma ci suggerisce di affrontarle con coraggio, autocontrollo e assertività, ed è di queste abilità che ha bisogno un abile mediatore.

Tattiche

  1. Il tuo avversario è un essere umano, e come te è un essere pensante. Il suggerimento stoico è: trattalo con giustizia, equità, amicizia e gentilezza. Ricorda che ti stai confrontando con una persona che ha una storia, un background, la sua complessità. Prova a dare un volto umano alla prospettiva con la quale ti confronti.
  2. Non correggere l’altro per convincerlo che ha torto. Gli esseri umani difficilmente cambiano idea, piuttosto sono disposti a trasformare ciò in cui credono.
  3. Non porti sulla difensiva e lascia all’altro il tempo di spiegare e argomentare la sua posizione. Ascolta in modo attivo.
  4. Non puntare il dito contro l’altro. Non accusare. Evita che si metta sulla difensiva. In questo senso è meglio evitare frasi come “tu hai detto…”; “tu hai fatto…” .
  5. Fai attenzione alle parole che utilizzi (hanno sempre un peso), al tono della voce, al linguaggio del corpo.
  6. Focalizzati sul presente ed evita di andare fuori tema. Non rievocare il passato e non generalizzare. Mantieni la discussione concentrata sull’oggetto della controversia. Rispetta i confini del conflitto.
  7. Evita di eliminare l’altro per eliminare il problema. Critica l’oggetto del conflitto e non la persona che lo esprime e prima ancora chiarisci le regole del gioco.
  8. Individua i bisogni sottesi dalla controparte, crea empatia. Individua gli interessi che avete in comune e sfruttali per trovare un compromesso che sia vantaggioso per entrambi.
  9. “Raffredda” la situazione. Rimanda il confronto e non entrare nella disputa quando l’emozione è troppo accesa. Ma soprattutto fai come il buon arbitro o come il bravo stoico: non prenderla sul personale. Spesso, infatti, alimentiamo le emozioni negative e influenziamo il nostro modo di essere con il nostro modo di pensare: esageriamo, generalizziamo, omettiamo informazioni obiettive, usiamo parole eccessivamente colorite. Pensiamo che la rabbia o la preoccupazione sia la causa di questo atteggiamento ma, a dire il vero, questo atteggiamento non fa altro che perpetuare la negatività. Al contrario, utilizza un linguaggio semplice, onesto, obiettivo, coinciso, cercando il distanziamento cognitivo dal conflitto. Per gli stoici la rabbia è contro natura, è una forma di vendetta che dev’essere evitata con la gentilezza e con l’accettazione. Gli stoici non si arrabbiano per ciò che è fuori dal proprio controllo. Come affrontare la rabbia in modo saggio? Gli stoici propongono alcuni passaggi: auto-monitoraggio, per individuare i primi segnali di rabbia, distanziamento cognitivo, per capire quale è la nostra reazione alla rabbia; posticipazione, aspettare di rispondere all’evento soltanto quando l’emozione si è affievolita; modellizzazione della virtù, cioè capire come si sarebbe comportato il nostro mentore in quella situazione; analisi funzionale, ovvero visualizzare le conseguenze delle nostre azioni.
  10. “I panni sporchi si lavano a casa propria”. Evita di parlare con altri della discussione, mantieni il conflitto all’interno della cerchia di è coinvolto e prova ad esplicitare e risolvere il problema con le persone con cui lo stai vivendo.

Per continuare a giocare il match occorre risolvere il conflitto e andare avanti… è questo ciò che fa un buon arbitro, lo stesso fa un bravo mediatore e uno stoico. La filosofia stoica ti aiuta ad affrontare le frustrazioni della vita, a tollerare le critiche, a gestire le emozioni e ad evitare di dare troppo peso alle situazioni quotidiane con l’aiuto della ragione. Nella pratica stoica le emozioni iniziali sono naturali, né buone, né cattive, ci danno indizi sulla situazione che ci prepariamo ad affrontare. Ciò che è importante imparare a fare è “fare un passo indietro” per scegliere razionalmente come reagire. Per uno stoico è sempre saggio non saltare a conclusioni e ricordare che interpretazioni diverse sono sempre plausibili. Una delle lezioni più preziose che gli stoici ci regalano a proposito del conflitto è che: non serve farsi devastare dal conflitto, non serve arrabbiarsi, ma serve prendere le giuste distanze cognitive per affrontarlo. Questo perché non sono tanto gli eventi a tubarci ma il valore che noi attribuiamo loro. Gli eventi in sé sono indifferenti, cioè né buoni, né cattivi: ciò che conta è la nostra reazione, ovvero l’unica cosa che possiamo imparare a controllare!

Attenzione! Non tutti i conflitti vengono per nuocere.

I delfini nascosti

Il mondo non è mai uno e come diceva Nietzsche: “Non esistono fatti ma solo interpretazioni di fatti” ecco perché nascono i conflitti.

Vivere un conflitto è rischioso, ma evitarlo potrebbe essere anche peggio. Questo perché chi evita i conflitti a prescindere, rischia di convincersi che la propria visione del mondo sia al 100% quella “esatta” e non accetta o non recepisce visioni diverse dalla propria. I conflitti ci fanno crescere e, in un certo senso, sono una prova di una grande maturità, nella misura in cui ci avvicinano — nonostante lo scontro — a chi la vede diversamente da noi!

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Federica Ongis
Federica Ongis

Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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