Come si fa a pensare strategicamente in un mondo che ragiona a breve termine?

Federica Ongis
5 min readJul 16, 2022

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Dovrei continuare con questo progetto? Potrei delegare a qualcun altro quest’attività? Quanto avrebbe senso smettere di fare sempre e tutti le stesse cose? Su cos’altro dovrei focalizzarmi per raggiungere i miei obiettivi? Ma soprattutto, se potessi ricominciare da capo domani mattina, continuerei a scegliere di fare le stesse cose sulle quali sto investendo oggi? Se anche tu ti sei posto almeno una volta una di queste cinque domande, significa che, anche solo per un istante, hai espresso il desiderio di voler adottare un modo di pensare più strategico.

Pensare strategicamente è una delle attività ritenute più essenziali in quasi tutti i contesti, specie in quelli professionali, proprio perché pensare strategicamente significa focalizzarsi deliberatamente su ciò che nel lungo periodo può portarci benefici. Chi è capace di pensare strategicamente è capace di pensare a lungo termine, trovando soluzioni creative, combinando l’abilità di pianificare con un approccio costruttivo e ottimista verso il futuro. Credi di avere questa capacità?

La maggior parte di noi pensa di sì, eppure … C’è un dato curioso che deve farci riflettere, ci dice che il 97% dei leader delle grandi organizzazioni, dei “visionari”, afferma che pensare strategicamente sia la chiave di successo per ogni business ma poi… poi il 96% dichiara di non aver tempo per dedicare tempo a questa attività. Chiunque sa che pensare strategicamente ha un certo valore, ma il dato ci mostra che finiamo per trattarlo come ogni altro sano esercizio, finiamo per rimandare costantemente. Il risultato è che finiamo con il fare tutta una serie di attività comuni, ripetitive che ci allontanano dal reale successo e ci rendono incapaci di distinguersi dagli altri. L’ansia di fare e di chiudere vince sul desiderio di prendersi il tempo per pensare, il che mette a serio rischio la qualità e la creatività delle nostre proposte e, con ciò, la nostra competitività. Viviamo in una società che ci fa assaporare il gusto di essere “busy” e non ci educa abbastanza al dolore psicologico dell’insuccesso. Così per evitare di provare frustrazione per ciò che comporterebbe il mettere in discussione tutto ciò che fin d’ora è stato fatto, sconfiniamo nel comportarci come la media, o peggio, rimaniamo bloccati in una sorta di procrastinazione malsana. Quali sono le barriere comportamentali in gioco in questo atteggiamento?

Se credi che questo modo di fare sia curioso, ti sbagli! È piuttosto comune e comprensibile: è proprio parte della nostra natura umana essere individui a breve termine, ovvero essere incapaci di focalizzarci su ciò che conta davvero o che potrebbe generare davvero valore nel lungo periodo. Questo accade perché il metro di giudizio con cui valutiamo noi stessi mette l’accento su ciò che siamo capaci di fare o su ciò che vorremmo fare, mentre gli altri ci giudicano nel 99% dei casi sulla base dei nostri risultati. Così, il risultato imminente acquista più valore del significato che ci piacerebbe dare a ciò in cui ci impegniamo. Siamo dei procrastinatori seriali, vittime di un pilota automatico che ci spinge a rimandare a domani ciò che avrebbe perfettamente senso fare oggi. La capacità di ritagliarsi lo spazio per il cosiddetto “think time” è un’abilità vera e propria che sfida la nostra natura. Non a caso, un buon project manager non manca mai di mettere questi momenti in agenda! Pensare strategicamente? “No oggi ho troppe riunioni, parecchie email da leggere… spostiamo” o ancora “Perché sei su questo progetto?! No lo so! Ho troppo da fare!”… e così ci dimentichiamo che il successo di progetto dipende anche da quei in cui ci dedichiamo a riflettere sul significato e sull’impatto di ciò che stiamo facendo! Immersi nel pragmatismo interpretiamo l’essere sempre “occupati” come una sorta di status irrinunciabile e rinunciamo a ciò che ci darebbe davvero potere nel segno di ciò che ci illude di averne (“Più impegnati siamo e più ci sentiamo (non siamo) importanti”).

Come si allena la nostra capacità di pensare strategicamente? Almeno 4 suggerimenti.

Il primo è: non trattare tutti gli input che ti arrivano come “ragioni di vita o di morte”, ragiona sul senso, impara a categorizzare i task che ti vengono assegnati per inserirli in una visione d’insieme che sia il più possibile in linea con i tuoi obiettivi. Fondamentale: rimanere ingaggiati sulla visione!

Il secondo: coltiva il giusto network. Anche questo è un compio che richiede del tempo che “sicuramente non hai” ma non c’è miglior investimento sulla lunga distanza che quello di investire sul prossimo! Attenzione però a non farti contagiare… rifletti sempre su dove vuoi arrivare.

Il terzo suggerimento è: non smetter mai di imparare. L’espressione che va tanto di moda oggi “life-long learning” è un vero e proprio habitus per chi è capace di pensiero strategico. Imparare ad imparare è qualcosa che dobbiamo imparare a fare per il resto dei nostri giorni perché è estremamente faticoso.

Il quarto suggerimento: aiutati e fatti aiutare… a riconoscere quando ha senso smettere di investire in ciò che non ha più senso. Gli esseri umani, quando investono in qualcosa, non vogliono provare la frustrazione che ciò che è stato fatto sia stato vano. Per questo un punto di vista esterno è sempre utile per farci aprire gli occhi e distoglierci da ciò che non ha più valore.

Su cosa dovrei investire oggi per stare bene domani?

Pensare strategicamente è un duro lavoro che ognuno di noi riconosce come importante. Pensare strategicamente significa pensare a lungo termine nell’ottica di qualcosa che ci arrechi beneficio in futuro. La nostra società ci invita al pensiero strategico ogni volta che ci mette di fronte a sfide future. La buona notizia è che non dobbiamo sapere esattamente cosa c’è da fare per pensare strategicamente, anzi quasi nessuno lo sa, ciò che dobbiamo imparare a fare è stabilire la visione, ricalibrare costantemente le nostre azioni quotidiane per evitare di cadere nel loop di automatismi tossici e settare il next step. Interrogare la nostra quotidianità, questo significa fare strategia.

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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