Effetto dopamina. Quanto di noi dipende da una molecola?

Federica Ongis
8 min readNov 11, 2022

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Che cosa è la dopamina? Come il nostro sistema dopaminergico influenza e determina la nostra vita?

Si tratterebbe di domande tecnico-scientifiche, se non fosse che la dopamina è quella molecola che influenza in gran parte ciò che facciamo e il modo in cui lo facciamo. La dopamina ha tutto a che fare con la nostra motivazione, l’energia, con ciò che desideriamo, con ciò che ci eccita e ci ingaggia, con il mood che ci accompagna quando facciamo qualsiasi qualcosa.

Esistono diversi miti sulla dopamina. Dunque, vediamo insieme come funziona? E soprattutto, proviamo a capire come si fa a controllare e mantenere sotto controllo la nostra produzione di dopamina, per preservare nel tempo le nostre energie e la nostra motivazione?

10 cose da sapere sulla dopamina

La prima cosa da sapere è produciamo sempre dopamina (tonic release). Nel nostro sangue e nel nostro cervello la dopamina circola costantemente. Se i nostri circuiti dopaminergici venissero inibiti del tutto diventeremmo delle amebe, incapaci di battere un ciglio o di muovere un dito. Al contrario, ad esempio, chi soffre di schizzofrenia registra alti livelli di dopamina. Questo perché la dopamina non controlla soltanto i nostri desideri e motivazioni, ma anche il movimento. Pertanto, se i nostri livelli di dopamina sono bassi non solo ci sentiamo emotivamente miseri, ma anche paralizzati. Chiunque abbia provato, sotto l’effetto di sostanze o farmaci, cosa voglia dire vivere un crollo del sistema dopaminergico si rende conto che la dopamina è una delle molecole più importanti di cui la biologia ci ha dotato affinché ciascuno di noi possa vivere una vita felice.

La seconda cosa da sapere è che non tutti produciamo dopamina allo stesso modo. I nostri geni hanno un ruolo. Ci sono persone che sono geneticamente più predisposte a produrre alti livelli di dopamina con il risultato che appaiono sempre più energiche, entusiasmate ed eccitate di altre.

Terza cosa da sapere è che quello che potremmo chiamare “l’effetto dopamina” non dipende tanto dai picchi dopaminergici (phasic release) bensì dal rapporto che c’è tra la “baseline” del nostro sistema dopaminergico e i picchi causati da situazioni, sostanze, alimenti, relazioni che sollecitano in noi la produzione di dopamina. Allo stesso modo, anche le esperienze o le situazioni che abbiamo già vissuto determinano il livello di partenza, dunque, influiscono sulla baseline. Quali sono le sostanze che ci danno picchi di dopamina? Il cioccolato (1,5x), la nicotina (2,5x), lo sport (2x), le droghe (2,5x), parlare di qualcosa che ci appassiona, la caffeina (che a dirla tutta più che avere un’incidenza sulla produzione di dopamina, ha un’azione di regolazione dei recettori della dopamina D2 e D3).

Non solo tramite ciò che ingeriamo, ma anche solo attraverso i nostri comportamenti possiamo accrescere la produzione di dopamina. Uno studio pubblicato sull’European Journal of Pshycology mostra come, per esempio, immergersi per 1h nell’acqua fredda accresca la produzione nel sangue di adrenalina (epinefrne) e di dopamina di 250x, pari all’effetto di droghe come la cocaina ma con il vantaggio di avere un effetto sul nostro sistema cognitivo e sul nostro benessere prolungato nel tempo. Anche lavorare a qualcosa che ci appassiona ha un effetto simile, meno intenso, ma simile. Questo perché la dopamina è l’antitesi di un altro ormone, il cortisolo, l’ormone dello stress.

Ovviamente, combinare più sostanze o esperienze ha un effetto esponenziale! La cosa a cui dobbiamo fare attenzione però è evitare di sollecitare troppo il nostro sistema dopaminergico, altrimenti la nostra baseline si alza e noi finiamo con il non accontentarci mai. In altre parole, se ci droghiamo di dopamina, il nostro corpo non ne avrà mai abbastanza con il risultato che tutto ciò che prima ci appassionava finisce per diventare noioso e non ingaggiarci più allo stesso modo. Questo aspetto è molto interessante perché ci deve spingere a fare uno sforzo in termini di auto-contorollo.

Quarto aspetto, connesso al precedente, è chiarire quale è il ruolo della dopamina per la nostra evoluzione e quali sono le possibili conseguenze. La nostra specie ha un interesse primario, fin dalla notte dei tempi: trarre il massimo vantaggio per sé, sopravvivere. La dopamina è quella molecola che creando engagment in cose, situazioni e persone ci fa costruire cose e andare a caccia di cose, cose che hanno un significato per la nostra sopravvivenza. Ingaggiarci ripetutamente in qualcosa lo rende meno interessante e meno piacevole. In passato, questo rischio era minore perché, se andavi a caccia di cibo non era detto che saresti tornato a casa con la preda e dunque saresti stato ricompensato.

Oggi invece, traiamo ricompense continue da quasi tutto ciò che facciamo con il risultato che non siamo più soddisfatti di niente. La dopamina viene anche definita “la molecola del di più” e si usa questa espressione perché è insito nel suo compito quello di spingerci a desiderare ciò che ci elettrizza e ci dà appagamento. Spetta a noi trovare i giusti equilibri per non finire dipendenti dalla folle ricerca di esperienze sempre nuove e sempre più stimolanti, ma inconcludenti.

Quinto: va detta una cosa importante a proposito della dopamina, e cioè che la dopamina non è propriamente un neurotrasmettitore, come è comune sentire dire, bensì è un neuromodulatore a cui capita spesso di collaborare con altri neurotrasmettitori. Quale è la differenza? I neurotrasmettitori sono coinvolti nel dialogo “locale” tra cellule neurali, i neuromodulatori, invece, sono più potenti, hanno un’influenza più ampia, perché incidono sulla comunicazione di gruppi di neuroni e dunque, coinvolgono, intere aree cerebrali. Per questo motivo, la dopamina, riesce ad avere un impatto più sostanziale sulle nostre vite! Addirittura può arrivare a provocare mutazioni genetiche (per esempio: le persone dipendenti dai video game — che hanno un’importante incidenza sui livelli di dopamina — possono registrare problemi ADHD).

Sesto: A livello psicologico la dopamina è responsabile: da un lato, della nostra motivazione, dei nostri desideri e delle nostre intenzioni; dall’altro, del modo in cui percepiamo il tempo e del movimento. Quali sono i circuiti neurali su cui viaggia? Esistono propriamente due circuiti neurali su cui potremmo dire che la dopamina “viaggia”: il primo, va dall’area mesocorticale (sistema limbico) alla corteccia prefrontale e coinvolge il nucleo di accumbens, la medesima area del nostro cervello che è coinvolta quando facciamo uso di droghe come la cocaina o le meta-anfetamine, o quando desideriamo e proviamo tensione sessuale per qualcuno, o ancora quando riceviamo un’importante ricompensa. Il secondo circuito che percorre la dopamina è chiamato “fascio nigrostriatale”, che collega la nigra pars compacta con lo striato dorsale. Lungo questo secondo percorso la dopamina controlla, invece, il movimento. Restando sempre sul piano neurologico, il modo il cui la dopamina viene rilasciata nel corpo è lento e con un effetto cascata.

Settimo: Un’altra cosa da sapere è che la dopamina non viene rilasciata nel nostro sangue e nel nostro cervello allo stesso modo, ma può avere un effetto locale (synaptic) o diffuso (volumetric). Questo significa che può comportarsi sia come un neuro-trasmettitore e “accendere” due o più sinapsi; oppure può verificarsi quello che in gergo viene chiamato “rilascio volumetrico” che ad effetto vomito influenza diverse cellule del nostro sistema per un periodo di tempo più lungo.

Ottavo: La dopamina influenza il nostro stato di eccitazione e allerta facendoci guardare fuori da noi facendocelo desiderare o perseguire. Questa lettura è interessante perché fa di questa molecola la causa nr. 1 del nostro orientamento al mondo che ci circonda. Detto altrimenti, la dopamina è l’unica valuta che abbiamo per dare un prezzo o un valore a ciò ci piace oppure no!

Nono: siamo esseri intelligenti, e grazie al potere della nostra razionalità e ad un arduo lavoro da parte della nostra corteccia prefrontale possiamo guidare la produzione di dopamina. Cosa significa? Chi ha sperimentato il digiuno ad intermittenza almeno una volta nella vita, sa bene quanto sia faticoso stare senza mangiare per tante ore, almeno all’inizio. Dico almeno all’inizio perché poi ci fai l’abitudine. Cosa succede? Mangiare è una delle attività preferite dal nostro sistema dopaminergico, tuttavia può esserlo anche non mangiare. Le persone abituate al digiuno dichiarano di “vivere profondi stati mentali” e sentirsi “più appagate di prima” perché riescono a convertire — grazie ad un lavoro molto profondo — la produzione di dopamina associandola al digiuno. Sostanzialmente, possiamo riprogrammare ciò che è primitivo e questa è un’ottima notizia!

Decima e ultima cosa da sapere: la dopamina non lavora quasi mai da sola, ma viaggia insieme ad altri neurotrasmettitori, come l’ossitocina, l’adrenalina. Alcuni di questi compagni di viaggio la stimolano o ne amplificano gli effetti!

Perché è importante conoscere gli effetti che la dopamina ha su di noi? Tutto sommato quello che abbiamo imparato è che la dopamina ci regala piacere. Attenzione però a non fare del piacere il fine ultimo. Fare qualcosa per il giusto gusto di provare appagamento una volta portata a termine l’attività è un poco sano perché è quanto di più antitetico ci sia alla volontà di sviluppare un mindset costruttivo e sfruttare i benefici dell’effetto dopamina correttamente. Infatti, c’è una cosa che la nostra biologia ci insegna: fare le cose per la pura ricerca della ricompensa è premessa per una malsana dipendenza. Degli aspetti biologici, di come la dopamina funziona nel corpo e nel cervello, potremmo anche disinteressarci, tuttavia, il semplice fatto di sapere che è questa molecola che determina il modo in cui facciamo le cose, cosa decidiamo di fare e con quale motivazione ed energia ci proponiamo al mondo, ci deve stimolare la curiosità di sapere come funziona!

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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