Goblin Mode. La parola del 2022.
“Goblin Mode” è la parola dell’anno 2022 secondo l’Oxford Dictionary. Ma che cosa significa? “Goblin Mode” è il piacere dell’essere imrpesentabili, sciatti e trasandati… imperfetti. Si tratta di uno stato d’animo tutt’altro che paragonabile alla pigrizia, quanto ad un vero e proprio approccio al periodo, o meglio, ai periodi difficili. Non sottomettersi alle mode del momento, un termine geniale che descrive un comportamento autoindulgente che rifiuta le aspettative sociali e le imposizioni estetiche dalla società. Benché questa parola abbia un chiaro riferimento “estetico”, perché è stata riferita perlopiù al modo di apparire che ci ha visti protagonisti in pandemia o al successo del Social Network BeReal, ci offre la possibilità di fare qualche riflessione in più. Che cosa può dirci di più il fatto che il 93% degli utenti votanti abbia scelto di rappresentare quest’anno con quest’espressione?
Condanna o dono?
Essere imperfetti, vulnerabili, provare vergogna. Sono gli aggettivi che descrivono l’approccio comportamentale di chi sceglie di non essere sempre la versione idealizzata e curata di se stesso. La domanda è: e se queste caratteristiche fossero doni? Se l’imperfezione fosse un dono? La modalità goblin, votata da più di 318 mila persone, ci dà un chiaro segnale sull’esigenza degli esseri umani di ricablare le proprie aspettative individuali non volendosi più conformare a quelle altrui. Vivere in maniera incondizionata senza assecondare in maniera automatica gli stimoli esterni: diventa sempre più importante e rilevante scegliere e non costringersi in routine dettate da altri.
Una provocazione
Quando gli schemi sono troppi si rompono ed è così che riacquistiamo il coraggio di uscire da condizionamenti che ci stanno stretti. Per spezzare uno schema ci vuole coraggio. E’ interessante riflettere sulla radice della parola coraggio è “cor”, cuore in latino per recuperarne il significato. Anticamente avere coraggio voleva dire rivelare ciò che ci stava a cuore. Nel tempo, “coraggio” è diventato sinonimo di “eroismo”. L’eroismo comporta mettere a rischio la propria vita, mentre il “coraggio” descriveva la capacità dell’essere umano di mettersi a nudo, facendo delle proprie vulnerabilità un punto di forza e di accettazione sociale. Accettare l’imperfezione e sfidare le aspettative sociali significa trovare un modo per comunicare la nostra autenticità. L’autenticità è una pratica quotidiana che ha un nemico: il perfezionismo. Quest’ultimo non è una vera spinta al miglioramento, né uno sforzo di crescita, ma al contrario, è una tendenza autodistruttiva perché quello di “perfezione” è un concetto che non esiste, piuttosto è un concetto che viene spesso confuso con “la moda” cioè con ciò che funziona in un preciso momento storico e che può smettere di funzionare di lì a poco facendo sembrare inadeguati o outsider tutti coloro che hanno provato a fatica ad inseguirlo.
Gli esseri umani sono una specie che costruisce e distrugge significati, così allo stesso modo, costruisce e distrugge l’idea di ciò che debba essere perseguito. Con questa espressione, promossa a “parola dell’anno”, la provocazione è chiara: siamo finalmente consapevoli che per avere quello che vogliamo dobbiamo innanzitutto essere chi siamo, fare quello che abbiamo bisogno di fare e abbandonare l’idea che qualcun altro possa farlo al posto nostro.