Incontrollabile
Ci sono cose che possiamo controllare e cose che sfuggono al nostro controllo. Eppure passiamo la vita a sfidare ciò che è un fatto nel tentativo cambiare la realtà. In questo tentativo viviamo la frustrazione di non poter piegare il mondo alla nostra volontà ma è in questo medesimo tentativo che scopriamo uno dei poteri più straordinari dell’essere umano e cioè quello di poter cambiare il corso della propria vita piegando al proprio volere l’interpretazione che ciascuno di noi ha di quel che accade.
Da sempre gli esseri umani hanno trovato nel controllo una piacevole forma di sicurezza. La nostra biologia ci indispone nei confronti dell’incertezza al punto che quando le nostre aspettative vengono deluse o la realtà disattende il nostro volere viviamo un profondo senso di frustrazione. Esistono persone che soffrono di mania del controllo e che per questo vivono profondi stati d’ansia, si devono sempre accertare che le cose siano fatte per bene, secondo i propri canoni, non si fidano degli altri, sono assalite da un’irrefrenabile voglia di verificare che le cose procedano secondo le proprie aspettative e così si condannano. Agli occhi altrui possono apparire “perfezionisti”, eppure, questa forma di “perfezione” nasconde un’enorme vulnerabilità. E’ una trappola che nasconde rigidità, gelosia, manipolazione, possesso, ma soprattutto che non si sposa con un mondo che fatto di continui cambiamenti e perenni trasformazioni, di eventi e situazioni fluide e sfuggenti.
Un suggerimento: lascia la presa sul mondo e sugli altri e governa la tua mente! Gli esseri umani sono più fortunati di quel che credano. Ognuno di noi può esercitare un potere nei confronti delle proprie scelte e delle proprie azioni e questo basta per padroneggiare la nostra mente. Educare la nostra mente a “percepire la realtà” significa insegnarle ad abbracciare quel che ci accade secondo interpretazioni che si allineano ai nostri obiettivi. Questa abilità ci pone di fronte ad una definizione di “controllo” che si allontana dal concetto di “possesso” o di “dominio”, ma che ci rimanda, piuttosto, al ruolo che le nostre emozioni, i nostri pensieri e, infine, le nostre azioni hanno di modificare il modo in cui percepiamo oggetti, situazioni e persone. In tal senso, anche ciò che è apparentemente incontrollabile può trasformarsi e piegarsi a nuove interpretazioni. Del resto, lo diceva anche Nietzsche: “Nella vita, non esistono fatti, ma solo interpretazioni di fatti” e questa citazione ci deve far sperare nella possibilità di riconoscere sempre nuove opportunità. La capacità di fare propria l’idea per cui non possiamo controllare nulla all’infuori di noi, è la chiave per essere più flessibili e più forti a livello emotivo, per imparare a goderci ciò che abbiamo tra le mani.
I giornalisti, gli scrittori, chi sa raccontare storie fa proprio questo: piega i fatti a nuove interpretazioni e riconosce nei fatti racconti che fanno al caso loro. E’ una forma di creatività che piegando la realtà, gli attribuisce un nuovo senso e un nuovo valore. E’ competenza che ognuno di noi dovrebbe sviluppare.
Tentare di modificare i fatti è uno spreco di tempo e di energia inutile. Imparare ad osservare la realtà da nuovi punti di vista è un modo più intelligente per trovare la chiave di lettura di ciò che accade che più si addice a noi. Andando in questa direzione, voglio riprendere un esercizio che Marco Aurelio ci suggerisce nel suo capolavoro i “Colloqui con se stesso”. Marco Aurelio ci invita a: pensare alla nostra morte. Che cosa c’è di più inevitabile e incontrollabile della morte? Probabilmente nulla! Si tratta di un processo naturale. Nel mondo tutto scompare con rapidità, il nostro potere intellettuale sta nel comprenderlo al fine di essere persone più ponderate, non con indifferenza o con disprezzo, bensì con la forza di vivere ogni istante appieno. “Pensa a te stesso come se fossi morto, ora prendi ciò che ti resta e vivilo in modo appropriato”.
Il nostro destino non è fatto di quel che ci accade, ma di quel che decidiamo di fare con ciò che ci accade, e così usciamo da quel determinismo frustrante di cui spesso siamo vittime. Non dobbiamo dimenticare che possiamo sopportare tutto ciò che la nostra mente rende sopportabile e la nostra mente ha il potere di trasformare tutto.
La domanda perciò che dobbiamo sempre porci è: “Che cosa è dentro di noi e che cosa non dipende da noi?”. Una volta trovata la risposta, il secondo quesito è semplice: “Quale è l’interpretazione più coerente con i miei obiettivi?”. Una volta individuata anche questa risposta, non ci resta che chiederci: “Dunque, che cosa posso fare?”.
Nell’incontrollabile abbiamo sempre una chance d’azione e l’azione è ciò che ci ricorda che abbiamo il potere di trasformare anche ciò che non è in nostro potere.