Innovare. Come fare?
Gli esseri umani hanno paura di rischiare, eppure ogni buona idea, che sia davvero originale comporta un certo grado di rischio. Il rischio fa paura, apre a scenari imprevedibili e per questo, spesso, finisce per spaventare chi si trova a dover prendere decisioni importanti. Questo meccanismo di difesa fa si che, di fronte all’innovazione, i più siano respingenti, poco entusiasti e più conformi alla tradizione perché, chiaramente, “più sicura”. Come si fa, allora, ad innovare senza terrorizzare chi l’innovazione la dovrebbe abbracciare?
Avere metodo
La regola numero uno di chi propone un’idea originale è: avere metodo. Nessuna grande idea senza capacità di execution è tale, perché resterebbe inconcreta. Nel mondo delle startup il processo vuole che dall’idea si passi a mettere a fuoco il problema a cui la cui soluzione innovativa che stiamo proponendo dovrebbe rispondere; poi viene elaborato un prototipo, testato sul campo e infine si passa alla costruzione di un vero e proprio business model che introduca il progetto sul mercato. L’elemento di successo di questa prassi è: testare prima di investire eccessivamente, dando prova al pubblico di ciò che funziona, dunque, introducendo nuovi elementi di sicurezza.
Ogni innovazione è una trasformazione che può produrre un cambiamento più o meno radicale. L’innovazione può avere diversi significati, ma uno che accomuna tutte le forme di innovazione è che l’innovazione è un’arma indispensabile per mantenersi competitivi. Di che cosa ha bisogno l’innovazione?
- Di leader coraggiosi che non si facciano spaventare dalle sfide e sappiano sperimentare. L’idea del leader che prende decisioni e fa prevalere il suo punto di vista è un’idea ormai tramontata perché incapace di conciliarsi con il presente. Oggi i leader devono essere i primi sperimentatori, soprattutto devono avere il coraggio di testare ipotesi e progetti audaci. Una leadership efficace e al passo con i tempi mette il gruppo nella condizione di poter avere idee, proporre idee e testare idee. In generale, serve sapersi muovere bene in situazioni di rischio ed incertezza.
- Di cambiare mentalità. Il nostro cervello ama la routine: gli schemi di pensiero che si ripropongono gli fanno gola perché non gli costano fatica, per questo motivo trovare lo spazio mentale per innovare è difficile, oltre che dispendioso. Esistono diverse strategie per aiutare il nostro cervello a uscire dai propri confini tra queste: prova a risolvere un problema non tuo, lavora o interagisci con persone diverse, prova nuove esperienze (anche fisiche), combina il tuo modo di fare con qualche novità che ti attrae. Sono tutte strategie che ci obbligano ad uscire dalla nostra zona di comfort e a confrontarci con situazioni che disinnescano la nostra pigrizia mentale e ci stimolano ad essere più creativi, dunque, più innovativi.
- Di dare la giusta importanza al tempo. Che cosa ci impedisce di innovare? Nella maggior parte dei casi, la risposta a questa domanda è: la mancanza di tempo! Il day by day ci affoga tra scadenze e task ripetitivi, non lasciando per niente spazio al cosiddetto “think time” il tempo che ognuno di noi dovrebbe dedicare a pensare a come migliorare. Dedichiamo troppo poco tempo alla creatività. Aziende come Google, fino a non molto tempo fa, invitavano i propri collaboratori a ritagliarsi il 20% dell’orario di lavoro per dedicarsi ad attività personali fuori dalle mansioni quotidiane con l’obiettivo di stimolare approcci disruptive. La verità, quando si parla del fattore “tempo” è che: è quando non si ha tempo di innovare che è giunta l’ora di farlo!
- Di una solida cultura dell’errore. Fin dall’inizio abbiamo detto che il primo scoglio che chi promuove innovazione deve superare ha a che fare con l’istinto di ogni essere umano nel cercare sicurezza. Per questo motivo, un contesto aperto ad accogliere idee o progetti innovativi deve avere una fertile cultura dell’errore, il che significa imparare a riconoscere e valorizzare che cosa ci si porta a casa ogni volta che si sbaglia.
- Di un ambiente stimolante. Non ultimo per importanza per via dell’influenza preponderante che ha sui nostri comportamenti c’è l’ambiente. L’ambiente in cui lavori deve essere stimolante e dinamico. Di nuovo l’esempio delle start up ha qualcosa da insegnarci: frasi attaccate ai muri, inspiring space, tavole rotonde, meeting outdoor, pareti ispirazionali, sono solo alcuni esempi (semplicissimi) di contesti architettonici pronti ad accogliere idee innovative.
In quest’epoca c’è bisogno di innovazione! La cosa più importante da tenere presente è che l’innovazione non deve essere mai fine a se stessa, ma deve nascere dalla volontà di risolvere un problema concrete. Kim Clark diceva “Nessun problema, nessuna opportunità. Nessuno ti pagherà per risolvere un non problema”. Oggi si parla di innovazioni radicali, incrementali, di open innovation, di innovazioni proattive e reattive… a dire il vero, non serve rivoluzionare il mondo, ti basta partire con piccoli progetti o iniziative perché, anche nel piccolo, i benefici dell’innovazione sono palpabili. Nonostante a molti piaccia speculare su soluzioni alternative, non c’è altra via, per sperimentare l’innovazione, che provare a concretizzarla e non c’è momento migliore per farlo che adesso! Innovare? Oggi significa: integrare, stimolare, confrontarsi e dialogare, tutte cose su cui ciascuno di noi deve continuare ad investire!