La democrazia? Non esiste, ma questo è il bello!
Oggi voglio parlarvi di uno dei testi più affascinanti di Jacques Derrida, intitolato “La Democrazia a- venire”; perché se ci ragioniamo bene, la democrazia, altro non è che una presenza latente.
Ci lamentiamo tutti, sempre, spesso delle cose che non funzionano, delle decisioni: da quelle politiche a quelle pubbliche e, spesso, è proprio la lamentala ad avere la meglio sull’entusiasmo di vivere all’interno di un sistema democoratico.
Molti credono che la democrazia non esiste o, se esiste, pensano che non sia reale. Ma pochi, credono che questo sia un bene.
La democrazia non è qui, non è ora. La democrazia, non esiste: ma questo è il bello.
Oggi la democrazia ha due nemici. Da un lato, ci sono coloro che ne negano la realtà perché credono, in maniera, forse, un pò troppo anacronistica, che il modo migliore per governare le persone e, più in generale gli stati, sia restringendo le libertà politiche a pochi. Dunque, prospettano forme di governo che ricordano molto le antiche oligarchie.
Dall’altro lato, invece, ci sono quelli che, onestamente, definirei “poco sani di mente” perché rinnegano la democrazia in virtù di una strana preferenza per la dittatura intesa, essa, come una forma di governo meglio capace di garantire ordine e disciplina. In altre parole, questi soggetti ritengono che sia limitando al massimo i poteri decisionali che si possano prendere le decisioni migliori.
Infine, ci sono quelli che non possiamo chiamare “nemici” ma piuttosto “illusi” e cioè coloro che credono che “dire democrazia” sia sufficiente a dare vita e realtà ad un contesto effettivamente democratico. A dire il vero, ciascuno di noi è vittima di questa illusione, la differenza e il coraggio sta nel modo in cui decidiamo di andare oltre.
C’è chi vive l’illusione come se fosse la realtà e dunque non può far altro che lamentarsi e fatica a comprendere che, nonostante gli sforzi, la democrazia può anche fallire.
C’è chi, al contrario, vive l’illusione come un’illusione, o meglio, come un ideale e si allena quotidianamente a vedere e riconoscere “il compito infinito della democrazia”.
Esiste una ragione specifica del perché l’inesistenza, il non essere attuale della democrazia è un bene e questa ragione è ben rivelata da Derrida che definisce l’ideale democratico come un’ideale a- venire, che assegna a ciascuno di noi, sia come individui, sia come cittadini, un compito infinito, una responsabilità infinita.
Ma cosa significa questo? Sembrano contorte riflessioni filosofiche, eppure comprendere il significato di queste parole può essere rivelatorio e cambiare per sempre il modo con cui vivamo la politica, intesa nel senso ampio del termine.
Dire che la democrazia è “a-venire” significa ammettere che la democrazia non è qui, nel qui ed ora, ma è sempre un passo avanti a noi. E’ sempre un passo avanti a governi ed istituzioni reali. Questo vuol dire che la democrazia non è qui, ma è così altamente desiderabile, è così la miglior forma di governo possibile che nel suo non essere presente ci assegna, comunque, un compito infinito, che è quello di impegnarci quotidianamente nel cercare di renderla vera, nel cercare di attualizzarla, nel provare a portarla a terra.
Secondo l’idea di Derridà, la democrazia somiglia molto ad una delle idee di Platone, la sua realtà dimora in un iperuranio che ci deve stimolare ogni giorno.
Come è possibile fare questo? Con le azioni che attuiamo nella società, con le nostre scelte politiche, con il nostro modo di comportarci come cittadini che dicono e credono di abitare all’interno un regime democratico.
Per questo motivo “che la democrazia non sia qui” è un bene, perché altrimenti che cosa potrebbe motivarci? Che cosa potrebbe guidare il nostro impegno e la nostra voglia di partecipare?
Un medico che desidera fare il medico ma che, poi, come Superman ha già salvato tutte le persone che esitono, che voglia avrà di continuare a fare il medico?
Il bello di vivere in democrazia è che è una sfida continua, ma sfortunatamente, a volte, ce ne dimentichiamo ed è per questo che, spesso, ci lamentiamo. La democrazia è sempre un dover- essere e mai una realtà, perché è sempre un gioco di equilibri in cui l’ago della bilancia non si trova mai nel mezzo. E’ un gioco di equilibri tra uguaglianza e libertà, ovvero i suoi due valori fondanti e fondamentali. Se l’ago fosse nel centro, ci sarebbe la totale giustizia che altro non è che la perfetta commistione di uguaglianza e libertà. Tuttavia, i fatti reali, ogni giorno combattiamo affinché c’è ne sia sempre di più, perché nella concretezza delle situazioni reali dove c’è libertà c’è a scapito di un pò di uguaglianza e dove c’è uguaglianza c’è a scapito di un pò di libertà.
Per converso, quando l’ago della bilancia si sposta o troppo da una parte o troppo dall’altra diventa evidente l’ingiustizia. Troppa libertà, come troppa uguaglianza sono dannose. Se vogliamo fare un esempio, possiamo considerare l’opposizione tra l’approccio americaneggiante e quello sovietico. Nel primo caso, è la libertà a vincere; nel secondo caso, l’uguaglianza.
Immagina di partecipare ad una competizione in cui in palio ci sono 100€. Siete in 5 a giocare, uno solo vince. Per un sistema che predilige la libertà rispetto all’uguaglianza, è naturale che il vincitore si porti a casa tutti i 100€ non lasciano nulla per gli altri. E’ nel suo pieno diritto.
Diversamente, un sistema attribuisce un peso maggiore all’uguaglianza è portato a spartire la somma tra i partecipanti, riconoscendo a ciascuno il valore di aver partecipato.
Nel primo caso, la libertà nega le pari opportunità; nel secondo caso, l’uguaglianza nega il riconoscimento delle valore e delle libertà essenziali dei singoli. Tuttavia, in entrambi i casi, libertà e uguaglianza si danneggiano a vicenda.
In generale, un sistema sarebbe un sistema capace di riconoscere il valore del vincitore, senza disconoscere l’impegno degli altri concorrenti. Perciò,”che vinca il migliore? o l’importante è partecipare?” Quanto è difficile questo equilibrio?
E poi? E poi c’è l’Europa.
Le critiche che vengono rivolte oggi all’Europa sono proporzionali alle difficoltà che l’Europa vive di provare a stare nel mezzo, a provare ad inviduare un punto centrato tra libertà e uguaglianza, per essere giusta. Al di là delle critiche, è questo il valore che all’estero riconoscono all’Europa, e, al di là delle critiche è questo ciò che fa paura agli altri dell’Europa.
Quando si dice che la democrazia non esiste, lo si dice perché, specialmente, nelle situazioni singolari, si è sempre portati a sbilanciarci da una parte o dall’altra; si tende a dimenticare il valore dell’ideale democratico.
Divenire consapevoli del fatto che l’equilibrio perfetto non esiste, significa ricordare che ogni nostra decisione che voglia dirsi democratica deve mantenere la bussola orientata verso l’ideale e cioè verso lo sforzo di provare ad essere giusti ovvero ragionevoli nei confronti di tutte le prospettive in campo.
In democrazia, la giustizia è: questione di ragionevolezza (e non di razionalità — e c’è una differenza sostanziale tra questi due termini in quanto, la razionalità riguarda la logica e, a volte, in democrazia, le decisioni possono apparire del tutto illogiche. Mentre, la ragionevolezza risponde ad una domanda precisa e cioè: “Quali sono le buone ragioni che abbiamo per considerare anche i punto di vista altrui?”) e la ragionevolezza è questione di inclusione.
Dirsi e sforzarsi ad essere democratici significa, dunque, sforzarsi di portare l’ago della bilancia al centro, consapevoli che non sia affatto facile.