La Filosofia del Flow

Federica Ongis
5 min readMar 20, 2021

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Sii come l’acqua. Acquisisci le sembianze di un fiume. Hai mai sentito parlare della filosofia del flow? Per scoprire di che cosa si tratta dobbiamo fare un tuffo nel Tao. Lao Tzu, filosofo cinese, è l’autore di uno dei libri tra i più venduti al mondo, si dice che la sua opera faccia concorrenza, addirittura, al best seller di tutti i tempi, la Bibbia: si tratta del “Tao Te Ching”.

Nella filosofia taoista lo Yin e lo Yang — o il femminile e il maschile — rappresentano rispettivamente: lo Yang è l’elemento “attivo”, la velocità, la produttività, l’eccitazione, l’aggressività, la durezza, la rigidità e la secchezza. Lo Yin, invece, rappresenta l’elemento “passivo” il silenzio, la non reazione, la morbidezza, la flessibilità. Viviamo in una società — e questo vale soprattutto per l’Occidente — in cui è lo Yang a vincere. Dev’essere tutto “più veloce”, “più grande”, “migliore”, “più produttivo”, “più solido”, “più ricco”, “più di successo”. L’idea di “non-agire”, di essere ricettivi, è profondamente contraria a tutto ciò che, fin da piccoli ci hanno insegnato. Lavorare di più ci fa sembrare migliori, così sentiamo le storie di aziende in cui si fa a gara a chi lascia più tardi l’ufficio. Siamo incoraggiati ad essere ambiziosi, a prendere il controllo, ad assumerci responsabilità anche oltre le nostre possibilità, ad impegnarci con forza. C’è chi dice che abbiamo rinunciato al nostro essere “Human-Beings” per diventare “Human-Doings” (curiosa e interessante espressione, non credi?). Non che questo sia un male, sia chiaro, ma, in tanti casi, conduce molte persone a sentirsi depresse, a soffrire di disturbi d’ansia, di disturbi del sonno, disturbi e patologie di cui notiziari e giornali sono pieni ogni giorno. Stiamo forse esagerando? Come può aiutarci il “buon Lao Tzu” a trovare un maggior equilibrio?

Sembrano passati così tanti anni, considerato che Lao fu contemporaneo di Confucio, eppure il suo messaggio è forte, chiaro e ancora valido. Lao scrisse: “Poche persone al mondo possono comprendere l’insegnamento privo di parole, o possono comprendere il valore senza l’azione”. Criptico, no? L’invito di Lao è a guardare la natura. Se la osservi ti sembra che la natura non faccia niente, eppure nel suo “apparire nullafacente”, ha un suo senso. I migliori risultati non sono il frutto di uno sforzo immane e struggente, ma di una serie di tante piccole azioni naturali, come la goccia che scava la roccia. Prendi ad esempio gli atleti professionisti, quando gareggiano, compiono azioni così familiari, per le quali sono tanto preparati, si muovono con naturalezza, senza sforzi, il loro agire è quasi spontaneo, armonioso, equilibrato, sembra addirittura che non facciano fatica. Sono perfettamente focalizzati sul momento. Seguono il flow. Chi è nel flow, come l’atleta, è capace di controllare completamente il proprio corpo perché lo sente e lo percepisce appieno nel momento presente. I professionisti quando gareggiano sono capaci di focalizzare l’attenzione perfino su un singolo movimento, sono completamente assorbiti dal flusso dell’attività che stanno compiendo. Vivono un’esperienza “autotelica”, cioè un appagamento profondo nel presente, si tratta di un’attività intrinsecamente gratificante. Quando si è immersi nel flusso le ore diventano minuti, sei completamente assorto. Scommetto che sarà capitato anche a te di perdere la cognizione del tempo?! L’atleta ci offre un insegnamento importante: nella vita di tutti i giorni abbiamo il pieno controllo sulle nostre azioni, pur non avendo il pieno controllo sull’esito delle stesse.

Il flow è la nostra capacità di nuotare seguendo la corrente, evitare cioè di struggerci e dimenarci per muoverci nel senso contrario o, addirittura, per provare ad invertire il senso della corrente. Il Tao Te Ching è un’opera chiave della filosofia Taoista che, in un certo senso, come lo stoicismo, ci insegna a controllare solo ciò che è in nostro potere per non dispendere energie inutilmente. Il concetto di “Wu Wei” che tradotto significa “niente azione”, “azione con il minor sforzo possibile” o — quasi paradossalmente — “azione di non azione” ha un profondo senso pratico: descrive lo stato del flusso. Lasciati andare al flusso del corso d’acqua nel quale sei immerso, non nuotare contro corrente e non provare ad aggrapparti ai rami. La nostra mente è stata abituata a credere che debba controllare l’ambiente circostante per sopravvivere, ma questo altro non è che il risultato del nostro ego. La maggior parte di quel che succede è fuori di noi! Pertanto, più ci sforziamo di “assoggettare” e più proveremo un senso di frustrazione che ci deprime. Piuttosto, è buona cosa imparare a navigare come ottimi marinai!

La filosofia del flusso ci dice di essere come l’acqua, morbidi, umili, flessibili, capaci di adattamento e di non avere la pretesa che quello che ci circonda, l’ambiente, gli altri, si adattino a noi. L’acqua è “il bene supremo” perché nutre tutto ciò che tocca e sconfigge le rigidità. La nostra mente, invece, ha una tensione innata alla rigidità perché trova nel categorizzare, nell’incasellare e nel definire una grande sicurezza. Categorizzare ci aiuta a fare chiarezza, se non addirittura ci procura piacere. Questa rigidità, però, limita la nostra percezione ai nostri preconcetti o alle nostre aspettative, soprattutto perché il mondo è tanto complesso da non poter essere “incasellato” come vorremmo. L’aspettativa si basa sul controllo. Quando hai delle aspettative cerchi sempre di condizionare ciò che esiste ai tuoi obiettivi. Purtroppo però questo non è sempre possibile, il che ci getta nello sconforto.

L’acqua, al contrario, assume varie forme, ma, nonostante questo è sempre uguale a se stessa. Quando fa caldo, l’acqua evapora, quando fa freddo ghiaccia, se la metti in un bicchiere ne prende la forma, se è in un oceano ne occupa tutta la superficie; l’acqua sopravvive adattandosi. Ecco perché si dice: “Avere una mente come l’acqua”. Avere una mente come l’acqua significa essere flessibili e resilienti, requisiti chiave in un mondo la cui costante è il cambiamento. Le persone che hanno una mente rigida, faticano ad accettare i cambiamenti, purtroppo però la vita è cambiamento, è continua trasformazione. Dove non c’è cambiamento non c’è vita, ecco perché l’acqua, che da vita a tutto ciò che esiste, è il simbolo che fa da contraltare alla morte, l’assenza di vita, la rigidità, la permanenza. Il cambiamento entra nella nostra vita in modi molto diversi, possiamo vivere piccoli cambiamenti quotidiani o grandi stravolgimenti, quello che dobbiamo fare è accogliere il cambiamento e trovare la forma migliore di noi per adattarci e fluire con esso.

Di tutte le virtù che possiamo apprendere, nessuna è più utile, più essenziale per la sopravvivenza e con maggiori probabilità di migliorare la qualità della vita, che la capacità di trasformare le avversità in sfide appaganti. Le persone che imparano a controllare l’esperienza interiore saranno in grado di determinare la qualità della loro vita, che è per ciascuno di noi quanto più vicino all’essere felici.

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Federica Ongis
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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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