La sindrome dell’impostore
Ma me lo merito? Quante volte ti è capitato di porti questa domanda? Di pensare se ciò che hai te lo sei realmente guadagnato, oppure se è il frutto di circostanze, fortune, o altre condizioni che non dipendono direttamente da te. Se ti è capitato, almeno una volta nella vita, di farti questa domanda, potresti aver esperito un fenomeno noto come “la sindrome dell’impostore”.
La sindrome dell’impostore è un fenomeno psicologico che ci induce a dubitare sul fatto che i nostri risultati non siano merito nostro e, per questo, ci pone in una condizione di perenne incertezza e preoccupazione di perdere quanto ci siamo guadagnati. Le persone che vivono più di altre questa “sindrome” sono incapaci di fare propri i loro successi, si sentono dei truffatori quando gli altri li vedono come dei modelli da seguire. Questa percezione psicologica può avere effetti devastanti sia sulle performance, sia sul senso generale di soddisfazione delle persone.
Credi di meritarti i tuoi risultati? Ti preoccupi che gli altri pensino segretamente che non ti sei meritato quanto possiedi? Dopo un successo, pensi che sia stata solo fortuna? Ti capita spesso di chiedere scusa per ciò di cui non sei responsabile? Sopravvaluti il successo degli altri? Se la risposta alla maggior parte di queste domande è sì, allora sei vittima della sindrome dell’impostore.
La sindrome dell’impostore si manifesta in modo diversi:
- Il perfezionista. I perfezionisti vogliono fare sempre il 110%, si comparano con standard elevati e hanno un’attenzione al dettaglio e alla micro-gestione delle cose che li induce a credere che il 100% sia un fallimento. Pertanto, in quel 10% mancato si nasconde il loro sentimento di “impostore”. L’unico modo che un perfezionista ha di uscire dal proprio senso di inadeguatezza è sposare il detto “fatto è meglio che perfetto!” e imparare a settare obiettivi più realistici.
- I geni naturali. Si tratti di coloro che arrivano alle cose più spontaneamente. Il compagno di classe che tutti abbiamo avuto che prendeva un ottimo voto senza studiare troppo. Queste persone tendono, in realtà, a sottostimarsi e a provare frustrazione in ciò che fanno, tant’è che passano spesso da un’attività all’altra, cambiano interessi rapidamente. Guardano gli altri che si impegnano e, benché spesso non raggiungano gli stessi risultati, credono che quei risultati valgano più di quelli che essi stessi hanno conseguito. Perciò, non si sentono mai all’altezza.
- Gli esperti. “Sapere di non sapere” diceva Socrate. L’esperienza in un campo aumenta la sensazione di inadeguatezza perché più si sa di qualcosa e più ci si rende conto di non saperne abbastanza. Gli esperti che vivono la sindrome dell’impostore sono quelle persone che non si buttano: non applicano per una nuova posizione lavorativa perché non si sentono abbastanza qualificati, per esempio. Credendo di aver sempre bisogno di tempo per prepararsi non si sentono mai pronti.
- Gli accondiscendenti. Dire sempre di sì o assumersi sempre nuove responsabilità non sempre è sano. Ci distoglie dai nostri obiettivi e dalle nostre priorità inducendoci a fare tante cose, molto diverse tra loro, delle quali non è più chiaro se siano frutto del nostro interesse oppure di quello di qualcun altro. Anche in tal senso, si può vivere la sindrome dell’impostore perché in ogni risultato conseguito si avrà sempre il dubbio se sia o non sia merito nostro!
In sintesi, i sintomi della sindrome dell’impostore sono: paura di fallire, dialogo interno negativo, ossessione per gli errori del passato, una sensazione di incompetenza e dubbi sulla propria preparazione, la tendenza al perfezionismo e, in ultimo, la paura di essere esposto come “impsotore”.
Come si supera la sindrome dell’impostore?
Esiste un fenomeno che è l’opposto della sindrome dell’impostore ed è noto come: Dunning-Kruger Effect. Le persone che esperiscono questo bias sono super confidenti, talvolta arroganti, credono di sapere già tutto e non ascoltano i consigli degli altri. Al contrario di chi si sente un impostore per, costoro, ogni buon risultato è merito che nessuno può sottrargli. Come diceva Shakespeare: “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido che invece crede di essere saggio”. Insomma, come ogni contrario, l’effetto Dunning-Kruger ci suggerisce alcune aree di lavoro per superare la sindrome dell’impostore.
- Il primo modo per sentirsi all’altezza, è lavorare sull’autostima.
- Una delle pratiche più efficaci per ricordarsi dei propri meriti è tenerne traccia. Fai a fette i tuoi obiettivi e prendi nota dei tuoi risultati. Sarà più semplice ricordarsi che è tutto merito tuo!
- Impara ad apprezzare i complimenti che ricevi.
- Non smettere di imparare e lascia che gli altri ti aiutino.
Per concludere, la sindrome dell’impostore non ha solo a che fare con bassi livelli di autostima, con sensazioni di inadeguatezza o con la convinzione di star ingannando gli altri. Emerge che uno degli attributi delle relazioni di maggior successo è quando entrambi i partner si sentono fuori dalla portata del proprio compagno/a e pertanto si impegnano ancora di più nella relazione di coppia. Questo spiega che, a volte, non sentirsi all’altezza ha i suoi vantaggi nella misura in cui ci sprona e ci motiva a conquistarci nuovi risultati. La vera differenza sta nel non bloccarci di fronte al senso di inadeguatezza e nel non dimenticarci che il soggetto di questo percorso di conquista siamo noi! Il segreto sta nel mettere in discussione le proprie idee e il proprio punto di vista senza, senza per questo, mettere in discussione sé stessi.