Microstress. Perché non sottovalutarli

Federica Ongis
5 min readJun 3, 2023

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“I microstress danneggiano il nostro corpo, il nostro cervello ma noi non li registriamo completamente come una minaccia” — Joel Salinas.

Tutta colpa del nostro cervello direbbe qualcuno! E avrebbe ragione: i microstress penetrano nelle nostre vite in modi infidi, per cui non ce ne rendiamo conto. Potremmo essere molto più veloci nel liquidarli, ma in realtà il nostro cervello non li sta gestendo, bensì accumulando e per questo motivo, alla fine, sono queste forme sottili di stress apparentemente insignificanti, ma ripetuti, a rovinarci e mandarci in burnout.

Stress vs microstress?

Che cosa distingue lo stress dal microstress?

Lo stress è qualcosa che tutti conosciamo è qualcosa di visibile, che si manifesta quando siamo soggetti a pressioni fisiche o psicologiche. Dobbiamo parlare in pubblico e siamo terrorizzati, questo genera stress; aspettiamo l’esito di un esame clinico che non sappiamo quali sorprese ci prospetterà, questo ci stressa; perdiamo il lavoro, abbiamo problemi di denaro, perdiamo una persona cara o i nostri rapporti con gli altri sono tesi, tutti questi sono fattori che generano stress negativi. Esiste anche lo “stress positivo” quando la causa del disequilibrio è buona e ci rende felici: per esempio, una promozione sul lavoro, una casa nuova, una vacanza.

Lo stress è una reazione evidente. Si tratta di una risposta psicologica e fisiologica causata da una pressione mentale o fisica che genera uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute dall’esterno e le risorse che abbiamo a disposizione. Le alterazioni dell’equilibrio interno possono avvenire a livello endocrino, umorale, organico e biologico e possono avere risvolti patologici e cornici. Allo stress, il nostro cervello reagisce istantaneamente. Di fronte a situazioni stressanti il cervello rilascia adrenalina, noradrenalina e cortisolo, ormoni responsabili della fuga o del combattimento, cioè del modo in cui reagiamo dal punto di vista comportamentale. L’adreanalina e la noradrenalina determinano un aumento del battito del cuore, della pressione arteriosa che ci pone in uno stato di allerta e attenzione; il cortisolo, invece, rilascia nel sangue glucosio e lipidi che ci forniscono l’energia necessaria per sostenere la reazione di attacco o fuga. Lo stress, se non è cronico, può essere gestito facilmente poiché la causa che lo genera è spesso riconoscibile fin dal primo istante.

Ma veniamo ai microstress. Quelli si che sono “infami!”. “La vita era perfetta… finché” sono certa che avrai già sentito storie che iniziano così, probabilmente la causa del tracollo si cela nei microstress. Se lo stress è uno zunami, i microstress somigliano molto più a gocce che imperterrite scavano solchi profondi nella roccia, mettendoci a nudo senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Giornate che si rivelano estenuanti senza un motivo particolare, sensazioni di ansia in assenza di eventi scatenanti. Un numero eccessivo di mail non lette può essere fonte di microstress, l’aumento dei prezzi per i beni di consumo, può essere causa di microstress. I microstress possono essere classificati in 3 categorie:

(1) I microstress che tolgono la capacità di portare a termine le cose: un collega promette di mandarvi la presentazione aggiornata entro l’ora di pranzo. Poco prima della scadenza ricevi un’email in cui ti dice non riuscire a farlo. Tutti danno per scontato che sarai tu a coprire il lavoro. Ecco un caso comune capace di generare microstress che si verifica quando siamo incerti sull’affidabilità degli altri. I microstress legati alla produttività si presentano anche quando c’è disallineamento tra quello che ci viene chiesto e le nostre priorità; quando il comportamento del nostro capo è imprevedibile; quando troppe persone ci chiedono di dare loro una mano o quando tutte le responsabilità cadono sulle nostre spalle.

(2) I microstress che esauriscono le nostre riserve emotive: ti viene chiesto di coordinare un team di persone con le quali non hai avuto il tempo di conoscerle e di sviluppare un rapporto di fiducia, così ogni volta che assegni loro un compito, hai la sensazione di controllarli. Ecco un’altra forma di microstress che si verifica quando dobbiamo gestire gli altri, quando dobbiamo prenderci cura di un figlio o di una persona anziana, quando dobbiamo negoziare o quando viviamo confronti conflittuali con gli altri.

(3) I microstress che mettono in discussione la nostra identità: si verificano quando subiamo pressioni che non sono in linea con i nostri valori personali; quando il nostro senso di autostima e di autocontrollo viene minacciato, quando siamo soggetti ad interazioni sfinenti con amici, familiari o colleghi.

Benché agiscano sotto la superficie e il nostro cervello fatichi a debellarli perché fatica a riconoscerli, gli effetti fisici dei microstress sono molto simili a quelli prodotti dallo stress cronico: disturbi del sonno, stanchezza, bassi livelli di energia, aumento del peso, pressione elevata, ansia. La neuroscienzata Lisa Feldman Barret, autrice di “Sette lezioni e mezzo sul cervello”, spiega che il nostro cervello fa una sorta di “bilancio corporeo” per valutare l’effetto cumulativo dei fattori di stress. Se il nostro bilancio-corporeo è già impoverito diventiamo più vulnerabili agli stress di ogni tipo. Barret ha scoperto che se si è esposti allo stress sociale entro 2h da un pasto, il corpo metabolizza il cibo in modo da aggiungere 104 calorie che corrispondono a 11kg in più all’anno! Non solo si ingrassa ma si invecchia prima: un team di ricercatori dell’Harvard Medical School, insieme agli scienziati della Duke University, hanno misurato i cambiamenti dell’età biologica negli esseri umani e nei topi in risposta a situazioni stressanti e hanno confermato che: lo stress può innescare un rapido aumento del processo di invecchiamento, che può però essere invertito. Questa nozione suggerisce immediatamente che la mortalità può essere ridotta riducendo l’età biologica e che la capacità di riprendersi dallo stress può essere un fattore determinante per la longevità”.

Come ci si salva da stress e microstress?

Togli di torno i social network, medita, ci sono diversi modi per ritrovare il proprio equilibrio ma poiché la principale fonte di stress sono gli altri è negli altri che si nasconde la principale soluzione. Lisa Barrett, nelle sue ricerche, ci propone un’intuizione molto interessante ci dice che: la cosa peggiore per il nostro sistema nervoso è un altro essere umano, ma è anche la cosa migliore. Perciò, il vaccino ai microstress sono le persone! Impegnarsi con gli altri allena il cervello a sviluppare circuiti cerebrali capaci di gestire meglio reazioni e risposte emotive. Sviluppare le nostre relazioni con il prossimo ci aiuta a diventare socialmente più intelligenti, ovvero ad inquadrare meglio i “problemi”, a contestualizzare meglio le richieste, a intuire meglio le aspettative di chi ci circonda e, dunque, a rispondervi senza sprecare troppa energia. Una vita multidimensionle ci rende più dinamici, flessibili e per questo meno vulnerabili.

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Written by Federica Ongis

HR Training Specialist & Development — Podcaster of “Seven O’clock” Podcast — Woman-philosopher. Passionate about behavioural sciences and neuroscience.

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