Sotto i riflettori: perché siamo ciechi a ciò che abbiamo sotto il naso?
“C’era una volta un imperatore, un sovrano super vanitoso che adorava così tanto il lusso, lo sfarzo e la moda che tra le sue prime preoccupazioni c’era il desiderio di avere sempre abiti su misura, decorati con le più sgargianti pietre preziose, realizzati dai migliori stilisti del regno”. Bastano poche righe per farti ricordare di quale favola sto parlando. Se l’hai afferrata ti ricorderai bene che questo sovrano fu pieno di vergogna. Esatto! Perché un giorno due imbroglioni arrivarono a corte. Iniziarono a spacciarsi per dei grandi stilisti, dei tessitori rivoluzionari, capaci di cucire abiti fatti su misura, di un tessuto così sottile, leggero e meraviglioso da risultare invisibile agli stolti e agli indegni. Un’occasione imperdibile per il nostro sovrano! Fece chiamare gli stilisti e commissionò loro un abito per le nozze della figlia. Giunse il giorno e il Re, convinto di indossare un pezzo d’autore, sfilò per le strade del regno. I sudditi applaudirono finché un bambino ruppe le circostanze gridando: “Il Re è nudo!”, ma come? Si accese la luce sulla scena e tutti si accorsero che il Re era completamente svestito, così fu pieno di vergogna.
Se credi che questo sia un racconto di fantasia ti sbagli di grosso perché è quello che ci succede mille volte al giorno. Dobbiamo dire grazie alla nostra attenzione selettiva. A causa sua facciamo sì delle figuracce, ogni tanto veniamo truffati, però alla fine è grazie a lei che sopravviviamo quotidianamente. Addormentati, svegli, eccitati, sognanti esistono diversi stati mentali e in ciascuno di essi non siamo mai davvero svegli o davvero sul pezzo! Ma come? Le moderne tecniche di neuroimaging ci mostrano che il modo in cui percepiamo le informazioni dall’ambiente circostante, da ciò che ci capita, è davvero bizzarro e peculiare: simultaneamente percepiamo in modo cosciente e non cosciente. Che cosa significa? Vuol dire che se vediamo uno scoiattolo sgattaiolare su per un ramo il nostro cervello deliberatamente pensa: “Oh guarda, uno scoiattolo!” e contemporaneamente il nostro cervello automatico inizia a frullare informazioni come “marrone, a due metri di distanza, si arrampica, carino, mia sorella odia gli scoiattoli, gli scoiattoli conquisteranno il mondo!” e infinite altre informazioni simili. Sono circa 11 milioni di informazioni ogni secondo (ribadisco “secondo”). Se fossimo degli automi, dei super computer perfetti, capaci di processare tutti questi dati, oltre che a diventare pazzi in meno di 24h, saremmo pure controproducenti e totalmente incapaci di agire o pensare. Riusciamo a cogliere coscientemente solo una piccolissima parte di informazioni salienti grazia all’attenzione selettiva o “spotlight attention”. Così, analogamente, riusciamo a dimenticare tutto il resto grazie alla disattenzione selettiva o cecità cognitiva. Ecco perché se ci concentriamo sullo stilista finiamo con l’andare in giro nudi!
Il nostro cervello, nel corso dell’evoluzione, ci ha insegnato e si è allenato parecchio a “mettere sotto i riflettori” soltanto quelle informazioni che ritiene siano sensate rispetto al contesto. Tutto il resto avanza e viene completamente ignorato. Più si richiede attenzione e focus, più la scena si illumina e la scenografia diventa invisibile. Invisibile come il gorilla di uno degli esperimenti comportamentali più famosi degli ultimi anni: The Invisible Gorilla. Christopher Chabris e Daniel Simons sono gli artefici di questo setting sperimentale geniale. Chiesero ad alcuni soggetti di partecipare ad un giochino molto semplice: il loro compito era guardare una partita di basket e contare quanti passaggi ciascuna squadra faceva. Allora quanti passaggi in tutto? — chiesero alla fine del match i due sperimentatori. “30, 30, 30, 31, 29…”. Bene. “Chi di voi ha visto il gorilla?”. Non si erano fumati niente di strano, sulla scena, in sottofondo un gorilla aveva attraversato il campo da gioco e sostato per qualche secondo. Seriamente? Anni dopo il primo test, ancora oggi — per l’esattezza — oltre il 50% delle persone non vede il gorilla! E’ invisibile!
Crediamo di vedere noi stessi e il mondo che ci circonda per come sono e per come si danno, ma in realtà ci perdiamo sempre qualcosa. Per essere più precisi “ci perdiamo la maggior parte delle cose”. Pensa a questo esatto momento: “Senti i tuoi piedi nei tuoi calzini?” — finché non cito i tuoi piedi probabilmente no. “Senti la tua lingua nella tua bocca?” — finché non dico “lingua” probabilmente no. E “senti il tuo respiro?” a meno che tu non stia avendo un attacco d’asma in questo esatto momento, probabilmente no. E’ solo quando lo dico che lo senti. Lo senti perché la tua attenzione accende la luce proprio su quella parte del corpo o della situazione: spotlight attention!
L’attenzione selettiva è un potere.
Attenzione a giocare con il fuoco, potrebbe scottarci. L’attenzione selettiva, come dicevamo, seleziona qualcosa e cancella qualcos’altro. Ma chi decide? Non di certo tu!
Pensa a quando guidi e decidi di rispondere ad un messaggio: “Accidenti! Ho tamponato il tipo davanti!!!”. Guardi per un secondo il telefono ma non sapevi che un secondo per il tuo cervello equivale a 11 milioni di informazioni inconsce che ti stanno scappando, tipo … la macchina davanti a te che frena, il ciclista sul ciglio della strada, il semaforo rosso!!! L’attenzione selettiva non è pericolosa solo perché potrebbe farti fare un brutto incidente, o farti andare in giro nudo per le strade del paese, a queste due esperienze si potrebbe aggiungere una truffa.
I maghi usano l’attenzione selettiva per fartela! Ebbene si. Se hai visto il film “Focus. Niente è come sembra” con Will Smith e Margot Robbie avrai notato sicuramente quale potere immenso ha questa facoltà della mente umana e quanto potere conferisce a chi la conosce e la sà utilizzare.
Da appassionata del comportamento umano la mia attenzione non poteva non catturare una scena:
partita di rugby. Inizia una sfida a colpi di scommesse tra Nicky — il personaggio interpretato da Will Smith — e un altro spettatore iper miliardario. Non si scommettono patatine. Scommessa dopo scommessa Nicky propone al suo avversario un ultima partita: guarda tutti i giocatori e identificane uno dal numero della maglietta. Poi si rivolge alla fidanzata e continua: se indovina la chiudiamo qui e mi riprendo tutti i soldi persi fin ora.
Quale pazzo giocherebbe questa partita. Il pazzo che è così pazzo da non conoscere il potere della mente umana. “Affare fatto!” e… come per magia. Non è magia! E’ spotlight attention, con un pò di effetto disponibilità (ammettiamolo). Il trucco di Nicky è semplice: “Per tutto il giorno ho fatto in modo che la sua attenzione venisse focalizzata su un numero preciso. Il numero del suo taxi, il numero della sua camera d’hotel, il numero del suo posto dentro lo stadio… ogni dettaglio lo ha condotto a focalizzarsi su quel numero e nient’altro. Ecco spiegato come”. Sembra ridicolo, sembra assurdo, sembra incantevole, sembra affascinante ma è la mente umana. Niente più, niente meno. I maghi l’hanno ben chiaro da tempo.
Ogni volta che un mago si esibisce sta mettendo in pratica un esperimento psicologico — Penn Teller
Come salvarsi?
La nostra giornata è piena di momenti focus e di disattenzioni. Dobbiamo imparare a riconoscere le informazioni salienti. Scommetto che ti sarà capitato più volte di trovarti in mezzo al caos più totale, tra voci e musica ad alto volume, non senti niente finché non senti il tuo nome. Quello lo senti, eccome se lo senti! Non è solo perché siamo innatamente egoisti e concentrati solo su noi stessi, ma è che la tua attenzione si è allenata a rintracciarlo da quando sei nato.
In filosofia e in psicologia la chiamano coscienza ed è la capacità di trasformare alcune informazioni in informazioni rilevanti per creare continuità tra noi stessi, quello che ci accade e quello che ci circonda. La coscienza è la componente più misteriosa con la quale abbiamo più familiarità nella nostra vita.
Ognuno di noi vive nel proprio universo. Come destinatari dobbiamo diventare bravi: esercitarci a uscire dal focus e rifocalizzarci per non perderci pezzi importanti. Ciò che dobbiamo sapere è che nella società di oggi, tra il multitasking che ci è richiesto e oggetti che ci rapiscono, siamo più disattenti e abbiamo bisogno di occhiali più spessi. Così, maghi, illusionisti, incantatori sfruttano il buio come porta d’accesso per giocare con noi, rubare la nostra attenzione e condurla dove preferiscono. Come incantatori, invece, dobbiamo seguire il consiglio di un Jedi: “Usa la forza per conoscenza e difesa, mai per l’attacco” — Yoda.