Un pesce che si arrampica su un albero? E’ un genio.
Oggi voglio raccontarvi una storia…
Un padre disse a suo figlio: “Ti sei laureato con il massimo dei voti, ecco un’auto che ho acquistato molti anni fa … ha diversi anni. Ma prima che te la dia, portala nel parcheggio delle auto usate in centro e dì loro che voglio venderla e vedi quanto ti offrono”. Il figlio andò al parcheggio delle auto usate, tornò da suo padre e disse: “Mi hanno offerto 1.000 dollari perché sembra un’auto molto logora”. Il padre disse: “Portala al banco dei pegni”. Il figlio andò al banco dei pegni, tornò da suo padre e disse: “Il banco dei pegni offriva $ 100 perché è un’auto molto vecchia”. Il padre chiese a suo figlio di andare in un circolo automobilistico e mostrare loro l’auto. Il figlio portò la macchina al club, tornò e disse a suo padre: “Alcune persone nel club hanno offerto $ 100.000 per questa, dal momento che è una Nissan Skyline R34, un’auto iconica e molto ricercata.
Il padre disse a suo figlio: “Volevo che tu sapessi che il posto giusto ti valorizza nel modo giusto”. Se non sei valutato, non essere arrabbiato, significa che sei nel posto sbagliato. Coloro che conoscono il tuo valore sono quelli che ti apprezzano e non rimangono mai in un posto dove nessuno vede il tuo valore.
Einstein diceva che non possiamo valutare un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, altrimenti è chiaro, passerà tutta la vita a credersi uno stupido. Penso che Einstein arrivò a dire queste parole perché anche a lui sarà capitato — come succede a tutti noi — di essere giudicato.
Il problema non è tanto nel giudizio, il problema è nel metro di misurazione con cui giudichiamo. Devi sapere che Einstein era uno di quei geni che andava male a scuola: era dislessico e ribelle alle regole e ai metodi di insegnamento della scuola tedesca che frequentava. La sua mente, seppur agilissima, non era portata a imparare a memoria “pacchi di testi”. Per le sue insufficienze letterarie venne perfino respinto dal Politecnico di Zurigo dove aveva fatto domanda per frequentare l’università. Il problema di Einstein non era tanto il suo indiscutibile genio, ma il modo in cui la sua genialità veniva valutata.
Non stupirti, ma lo stesso identico modus operandi lo hanno subito pure Thomas Edison, Bill Gates e Rita Levi Montalcini. Tre figure così diverse, ma tutte giudicate con un metro poco adatto. I professori di Edison lo chiamavano “il bacato”, troppo stupido per imparare qualcosa, perché passava la maggior parte del tempo a fantasticare. Bill Gates, durante il suo percorso formativo ad Harvard, venne espulso per il “basso rendimento”. Rita Levi Montalcini, illustre premio Nobel per la medicina (1986), pare che avesse una pagella non troppo brillante.
L’esempio “scolastico” calza a pennello nella misura in cui la Scuola è quell’istituzione che, per prima, nel nostro percorso di crescita, ci valuta attribuendoci non solo un giudizio, ma trasformando anche “il parere” in un voto, un numero, un quantum perfettamente misurabile. Con il voto qualcuno ci assegna un posto su una scala e ci offre la possibilità di sapere quanto su o quanto giù ci posizioniamo nel confronto con chi, come noi, sta salendo.
Il punto è che di scala non c’è né una nella vita e i gradini possono avere forme e altezze diverse, ma soprattutto possono essere percorribili in mille modi alternativi. E’ il “come” sali, piuttosto che il “dove” sali, che esprime la tua genialità.
Il nostro secolo tende ad uniformare. Così facendo riconosce l’esistenza di poche scale sulle quali prova a collocare l’umanità. Veniamo giudicati per quanto siamo ricchi, per quanto siamo sani, per quanto siamo atletici, per quanto siamo intelligenti, per quanti amici abbiamo, per ciò che possediamo. A dire il vero il nostro cervello è il primo a costringerci in queste categorie predefinite: da un lato, lo fa per semplificarci la vita, dall’altro però ci “robotizza”, ovvero elimina le infinite sfumature di grigio in cui può manifestarsi la nostra peculiarità.
La specificità di ciascun essere umano è la ricchezza più grande che esista sulla Terra. E almeno finché Musk non colonizzerà anche Marte 😆, è in questo mondo che dobbiamo esprimere il nostro valore.
Parola d’ordine: inclusione. E l’inclusione, a volte, può essere un concetto molto più semplice di quel che si creda e cioè, semplicemente: credere che esista più di una scala e più di un righello o, addirittura, che tu ti possa costruire una scala e scegliere con quale righello misurarla.